Le montagne della follia – H. P. Lovecraft
Traduzione e cura di Andrea Morstabilini
Il Saggiatore
186 pagine
Finalmente, dopo tanto rimandare, eccomi a leggere qualcosa
di Lovecraft. Un libro acquistato apposta per quest’estate, perciò fresco
fresco e date le temperature era proprio quello che ci voleva.
Dopo aver sentito parlare per anni di quest’autore mi sono
definitivamente convinta in seguito alla lettura di Uno studio in smeraldo di Neil Gaiman e ho quindi scelto questo
titolo a caso, per pura ispirazione del momento.
Questa volta la buona sorte mi ha accompagnata e la lettura
mi ha lasciata inquieta ma soddisfatta. D’altra parte, come sentirsi dopo aver
affrontato un viaggio fino al Polo Sud e ad averne esplorato le zone più
remote?
Pubblicato per la prima volta nel 1931 questo libro racconta
della spedizione nell’Antartico di un gruppo della Miskatonic University,
formato da un geologo, un ingegnere, un biologo, un fisico e assistenti
vari. Obiettivo: recuperare dei campioni di roccia e suolo dagli strati più profondi del
continente antartico. Sfortunatamente per loro, non troveranno solo pietre.
Questi personaggi intraprenderanno un viaggio che andrà al
di là di ogni loro fantasia, portandoli al limite dello scibile umano. Le
montagne della follia, malauguratamente scoperte, non li lasceranno illesi, né
fisicamente né psicologicamente. Gli orrori che si sono insediati eoni di tempo
fa non sono svaniti né affievoliti e li attendono nascosti. Ma nonostante la
paura profonda e antica che sanno risvegliare vi è una forza ancora più potente
che appartiene all’animo umano e sopraffà i protagonisti: la curiosità.
Noi siamo come loro, sebbene l’orrore sia annunciato, non
possiamo fare a meno di andare avanti. Questa curiosità è la loro e nostra
condanna, ma non è stata forse lei a spronare molte volte il genere umano?
Questo desiderio di sapere, capace di prevalere sull’autoconservazione, ci ha
permesso di evolvere, ma sarà anche la nostra fine?
Ed è con questo timore che il narratore si accinge a
raccontare cos’ha visto, sperando di riuscire a frenare in altri il desiderio
di esplorare quelle terre. Procede lentamente, con metodo, per enfatizzare la
pericolosità e la veridicità di ciò che testimonia.
Si tratta di un libro estremamente affascinante e moderno,
che non mi sento di definire semplicemente come horror o fantascientifico.
In questa lettura possiamo anche andare a riscoprire l’umanità, in varie forme
e con le sue forze e debolezze, osservando come una profonda intelligenza e
conoscenza non siano una garanzia per sopravvivere in un universo sempre
mutevole e imprevedibile. Lovecraft ha portato sulla Terra le paure che si
annidano nella profondità del cosmo e che forse non sono distanti come
crediamo. Che sia una previsione del nostro futuro?
“L’antico altopiano s’inclinava all’insù verso quell’orlo
scintillante, attraversato dal letto incavato dell’antico fiume come da un
irregolare nastro d’ombra. Per un secondo, davanti a quello spettacolo alieno
di bellezza cosmica, ci mancò il fiato per l’ammirazione, ma poi un orrore
indefinito iniziò a strisciarci nell’anima.”
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