The Graveyard Book – Neil Gaiman
Illustrazioni di Dave
McKean
Bloomsbury
309 pagine
Poco a poco mi sto
leggendo Gaiman, senza tralasciare i libri per ragazzi. The Graveyard Book (o Il
figlio del cimitero in italiano) è una fiaba bellissima, capace di farci
tornare bambini, quando giochi e misteri si nascondevano accanto a una panchina
al parco o sotto il tavolo da pranzo. Questa è una delle capacità di Neil
Gaiman che apprezzo di più, quella di vedere i mondi nascosti appena dietro il
velo della normalità, portando il mistero nella vita di tutti i giorni. Così
andando in giro, una fermata della metro, un camposanto, una giostra, sono
molto di più, custodi di segreti ignorati.
Horror, fantasy,
soprannaturale, sono mescolati magistralmente, facendoceli riscoprire sotto
nuove forme, con l’aggiunta di una punta di dolcezza che a volte sa un po’ di
malinconia.
Il libro inizia in modo
tragico, the man Jack (Jack del
Mazzo) si aggira per una casa ormai deserta, i suoi occupanti giacciono senza
vita per mano sua. Un bambino però è fortunosamente scampato al massacro,
trovando rifugio nel luogo più impensabile: un camposanto. Il piccolo viene
adottato dai suoi abitanti ed è ribattezzato come Nobody Owens (“he looks like nobody but himself”),
detto Bod.
Bod cresce tra le lapidi
insieme ai suoi genitori adottivi, i signori Owns, e il suo guardiano, Silas.
Tutti si prendono cura di lui, allevandolo e istruendolo, in nozioni che sono
un miscuglio di secoli e di realtà. Imparando a leggere ma anche a svanire
nell’aria sotti occhi distratti.
Bod è al sicuro
all’interno del camposanto, tuttavia, i pericoli che si nascondono al di fuori
sono sempre in agguato e perciò le sue avventure devono aspettare. O almeno,
questo è quello che vorrebbero coloro che tengono a lui.
The man Jack è ancora in giro a cercare il bambino che gli
sfuggì quella fatidica notte, finiranno per rincontrarsi?
L’autore riesce come
sempre a farci affezionare ai suoi personaggi, che ci sono sempre più cari
pagina dopo pagina. Svelando quel tanto che basta, ma serbando sempre qualcosa
nell’oscurità. I toni fantastici mantengono un qualcosa di sinistro, e sono capaci
di farci provare un brivido e di immergerci in una buia notte rischiarata da un
solitario raggio di luna. Tutto ciò, senza cadere nel ridicolo e nella
mediocrità di un film di serie B, mantenendo sempre presente che si parla di
omicidi, fantasmi e tombe.
Questa è la storia di un
bambino, della sua crescita, della sua ricerca del suo posto nel mondo, una
lotta tra buoni e cattivi, tra bene e male, dove non sempre è facile
distinguerli perché a volte si mescolano e cambiano secondo il punto di vista.
Se posso trovare una
pecca in questo libro, è la voglia che mi ha lasciato alla fine di saperne di
più, di approfondire eventi e storie appena accennati.
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