Casa di bambola di Henrik Ibsen – Un’opera da leggere tutta d’un fiato


Ho divorato quest’opera in una serata, scelta d’impulso tra la mia pila di libri da leggere – che ormai fa un baffo alla torre di Babele. È stata una pesca fortunata perché l’ho apprezzata molto e mi ha fatto tornare voglia di leggere delle opere per il teatro. 

La trama

Una giovane donna, accasata e con figli, ha contratto un debito di nascosto per curare il marito e lo sta ripagando da anni. Nonostante le fatiche sembra vada tutto bene ma la situazione si complica e lei non osa parlarne al consorte.

Alla fine, non dovrà solo sistemare questa questione economica ma anche rivalutare tutta la sua vita.

 

Uscito nel 1879 questo breve libretto fece molto scalpore proprio per i temi trattati, primo tra tutti il femminismo. Nora, la protagonista, ha passato tutta la sua vita in una gabbia dorata, in una bella casa, come una bambola. Vezzeggiata e trattata con una certa sufficienza, ritenuta inadeguata a provvedere a sé stessa e pensare con la sua mente. È una moglie e una madre, finché ubbidirà al marito andrà tutto bene.

I tre giorni di patemi che deve soffrire a causa del debito contrattato portano come risultato alla rivalutazione della sua vita, a risvegliarsi dall’incantesimo.

 

Questo tema, così scottante per l’epoca e mai del tutto fuori tempo è sicuramente uno dei principali dell’opera. In realtà non ne so molto, ma nella quarta di copertina viene menzionata la fedeltà alla vita, che sembra essere un altro tema caro a Ibsen. 

Posso capirlo, Nora, una volta aperti gli occhi, non può più richiuderli, e non può più rinunciare a sé stessa, a smettere di eseguire gli ordini e scegliere la sua vita da sola.

 

Spero di non aver detto troppo, perché comunque è molto bello leggerlo senza sapere molto e godendosi ogni risvolto. Con il suo ritmo serrato e i dialoghi veloci si divora in un lampo.

È un’opera che mi piacerebbe sicuramente vedere rappresentata.

 


Traduzione: Anita Rho
Editore: Einaudi

Pagg. 90

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