Le notti di Salem di Stephen King – Per un brivido in una torrida estate


In questa calura estiva cosa fare per rinfrescarsi? Ho io la soluzione! Farsi venire qualche brivido leggendo un horror pauroso al punto giusto, che non crei colpi di paura improvvisa ma faccia gelare il sangue nelle vene poco a poco e così, magari, sarà anche meno invitante per i vampiri.

Perché è di questo che parliamo ne Le notti di Salem, di classici succhiasangue, che si annidano nell’ombra e passano le notti a gironzolare alla ricerca di prede fresche.

I vampiri sono certamente di moda ma ho apprezzato questo romanzo di King per il suo riportare all’origini questa creatura della notte per eccellenza, anche se a dir la verità non so bene come fosse rappresentata nell’immaginario comune negli anni ’70 (i vampiri sberluccicosi sono più recenti).

 

La trama

 

Come già accennato i protagonisti sono i vampiri e in particolare uno, che arriva nella ridente (si fa per dire) cittadina di Jerusalem’s Lot proprio per dare inizio al suo regno del terrore. Come in Cose preziose anche qui abbiamo tutta una serie di personaggi che popolano le pagine e che ci vengono presentati con calma, in lunghe pagine che ci fanno immergere nelle loro vite prima di spazzarle via. Uno fra tutti spicca, Ben, scrittore più o meno conosciuto che arriva in città per scrivere un nuovo libro e cercare ispirazione proprio dove da piccolo fu terrorizzato a morte: Casa Marsten. Un edificio solitario e abbandonato, circondato da un alone di mistero e paura per gli eventi accaduti in anni passati.

Tuttavia, Ben non ha la possibilità di andarci, perché dopo aver indagato a riguardo la trova già venduta, indovinate a chi? Dove potrà mai nascondersi un vampiro ultracentenario?

Non credo di avervi svelato troppo, perché sono ancora tanti i personaggi e gli elementi da scoprire.

 

Non c’erano rumori oltre ai suoni portati dalla brezza. La figura rimase a meditare in silenzio per qualche tempo. Poi si chinò e si rialzò tenendo fra le braccia un bambino. «Ti porto questo.»

Poi fu l’indicibile.

 

Mi sono davvero gustata questo libro e mi ha fatto compagnia in giorni caldi e lunghi che avevano bisogno di una scossa. Ho apprezzato come la storia venga introdotta poco a poco, in questo modo di King di presentare tutto per bene e insinuare il male, il terrore, nella vita di tutti i giorni con piccoli dettagli o elementi che all’inizio paiono trascurabili. Solo quando la situazione arriva a un punto di non ritorno sembra che finalmente ci si accorga del pericolo che ormai ci circonda.

 

Leggere King d’estate sta diventato una specie di tradizione e chissà, magari l’anno prossimo potrei replicarla.

 



Traduzione: Tullio Dobner
Editore: PickWick

Pagg. 651 

Commenti

Post popolari in questo blog

Holy Sonnet 10 – John Donne

La morte non è cosa per ragazzine di Alan Bradley – Piccole detectives crescono

L’ambiguo malanno – Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana – Eva Cantarella