Achille e Odisseo di Matteo Nucci – La ferocia e l’inganno

Sarà che sono in vena di mitologia ed eroi ma mi ha fatto molto piacere leggere questo saggio di Matteo Nucci dopo il romanzo della Miller, La canzone di Achille.

Achille è un eroe più complesso di quello che appare, come spesso accade nei miti, dove i protagonisti sono spesso colmi di sfaccettature e sono messi ad esempio positivo o negativo, o meglio, dell’uomo stesso. In questo saggio ho quindi potuto approfondirlo e il risultato è stato ancora migliore grazie al paragone che l’autore fa lungo tutto il libro con Odisseo, altra figura immortale. In queste pagine i due eroi si trovano uno davanti all’altro e le loro differenze, come le similitudini, affiorano.

 

Cosa potranno mai avere in comune questi due eroi se già dal titolo di questo saggio il loro antagonismo pare così palese? La ferocia e l’inganno, sembrano due modi diametralmente opposti di affrontare la vita. Uno impetuoso e facile a scelte impulsive, l’altro calcolatore e ingannevole.

In parte è vero, forse in gran parte, ma non dimentichiamo che entrambi non volevano partire per la guerra di Troia e entrambi hanno cercato di evitarlo

Odisseo ha provato a fingersi pazzo, ha cercato attivamente di imbrogliare gli Achei venuti a prenderlo a Itaca, ordendo un inganno – che ho già menzionato nella recensione sul libro della Miller, si è finto pazzo. Achille, seguendo le istruzioni di sua madre Teti, si nasconde fra le figlie di re Licomede, vestendosi da donna. Come convincerlo a fare qualcosa che era contro la sua natura? Mostrandogli “la bellezza della vita e dell’amore a cui si immolava”, Achille, come vedremo, ama la vita e anche fra quelle giovani fanciulle non perde sé stesso.

Odisseo è l’orditor d’inganni ma anche Achille mente quando dice che avrebbe lasciato la spiaggia di Troia per tornare a Ftia, quando afferma con vigore che non combatterà per Agamennone. Sappiamo bene come si conclude il suo destino. La differenza sta ne fatto che Odisseo sa di ingannare, di mentire, premedita le sue azioni, mentre Achille mente perché non sa di mentire. Non sa che non potrà mai lasciare Troia.

Achille è famoso per la sua ira che scatena sui Troiani alla morte di Patroclo o che si impossessa di lui quando Agamennone gli reca affronto. Passa così in secondo piano quella di Odisseo, che è scosso dall’ira quando Polifemo uccide e divora i suoi compagni, che è divorato dall’ira quando è testimone del comportamento dei proci nella sua stessa reggia. Ciò che lo distingue da Achille è che lui pensa al futuro, sa che se uccide Polifemo lui e i suoi compagni noi potranno mai uscire da soli dalla sua caverna, non essendo in grado di smuovere il masso che blocca l’entrata; sa che se affronta i proci senza un piano e senza alleati si farà uccidere prima di completare la sua vendetta. Tuttavia, una volta che si è svelato a chi gli è fedele, una volta completato il suo disegno, vediamo l’ira di Odisseo in tutta la sua crudeltà. Egli non risparmia nessuno dalla sua carneficina, non gli stessi proci ovviamente, ma neanche il porcaro che si era venduto ai loro bisogni - appeso e fatto a pezzi ancora vivo - non le ancelle che sono giaciute con i proci, impiccate come tordi che si impigliano a una rete. 

Viene da chiedermi chi sia veramente feroce, Achille che sfoga il suo dolore in battaglia, combattendo i guerrieri Troiani, o la strage che Odisseo compie dopo averla pianificata con freddezza?

 

E così scopriamo la vera differenza fra Achille e Odisseo, il ragazzo dalle caviglie fragili non può aspettare, lui vive il presente perché è l’eroe che non ha un domani. L’orditor d’inganni non vive il presente, perché aspetta di poter assaporare il futuro, proiettato in quello che sarà. È il tempo a renderli diversi.

Vediamo questo anche nel comportamento di Achille dopo la morte di Patroclo, non è nulla puramente sopravvivere, per lui il presente deve avere senso mentre una delle capacità più evidenti di Odisseo è la sopportazione, che gli permette di guardare oltre il momento.

 

La voglia di vivere di Achille è un aspetto che può passare inosservato, lui che sembra così preso dalla gloria della battaglia ma, come Nucci ci tiene a sottolineare, l’unico momento nell’Iliade in cui si parla della famosa scelta di Achille fra una vita breve e gloriosa, e una lunga ma persa nell’oblio, è per bocca dello stesso Achille. Oltretutto, questo dopo che egli ha cantato un inno alla vita.

 

Nulla per me vale il soffio della vita: non le ricchezze

che dicono ospitasse la popolosa città di Ilio

in tempo di pace, prima che arrivassero i figli degli Achei,

né quelle che chiude al suo interno la soglia marmorea

di Febo Apollo l’arciere in Pito rupestre.

Buoi e grosse pecore si possono razziare, bacili

e cavalli dalle fulve criniere si possono acquistare: il soffio

della vita non si può, per farlo tornare indietro, né rubare

né comprare una volta che abbia varcato la barriera dei denti.

 

E dopo questo canto consiglia a tutti di tonare a casa, come ha deciso lui dopo lo scontro con Agamennone. Achille ha scelto la vita.

 

Un altro punto che vorrei sottolineare è quello del suo rapporto con Patroclo, che nel romanzo della Miller prende il posto d’onore, ovviamente, e viene chiaramente mostrato il rapporto intimo tra i due. Voglio riportarvi questi due pezzi selezionati da Nucci dall’Iliade per mostrare l’intensità di questa relazione.

 

Vi supplico se mai qualche compagno è disposto a darmi retta,

non pretendete che prima io sazi il mio cuore di cibo

o di bevanda, poiché tremenda è la sofferenza che mi ha colpito

aspetterò e resisterò digiuno fino al tramonto del sole.

 

E poi:

 

Il dolore non mi colpirà

con la stessa durezza una seconda volta finché sono tra i vivi.


Conclusioni 

Leggere questo saggio di Nucci dopo il romanzo della Miller mi ha permesso di apprezzarlo di più perché ho così potuto riflettere su questa figura eroica che ho sempre, effettivamente, immaginato presa dal furore della battaglia e allo stesso tempo ho potuto anche riscoprire la figura di Odisseo.

C’è molto di più di quello che vi ho accennato tra queste pagine e vi consiglio di non lascarvele sfuggire. All’inizio la lettura non è partita subito in quarta ma superata un’iniziale diffidenza, non so neanch’io dovuta a cosa, è proseguita fluidamente e mi sono immersa in questo confronto.

Un saggio ideale per scoprire questi due eroi e uomini.


 



Editore: Einaudi
Pagg. 200

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