La canzone di Achille di Madeleine Miller – Un amore epico


Ho iniziato questo romanzo carica di aspettative, dopotutto, ne ho sentito parlare in tutte le salse, osannato ogni dove. Perciò, non so quanti ancora leggano recensioni su di esso, essendo ormai saturi di lodi e informazioni.

Ciò non mi dissuade da dire la mia e anche se non sarà una voce fuori dal coro non presterò giuramento di amore eterno. 


La trama

Poche righe servono a presentarvela, essendo essa conosciuta. La Miller rivisita il mito di Achille e in particolare il suo rapporto con Patroclo. In questo caso viene presentato come quello di due amanti, quasi cresciuti insieme, e osserviamo ogni cosa dagli occhi di Patroclo, che canta appunto le lodi di Achille. Un canto che termina a Troia, dove entrambi troveranno la morte.

 

Lasciatemi subito dire che la scrittura della Miller mi ha completamente conquistata, la sua prosa è adatta a questo tema, ne esalta l’epicità senza appesantirla e scorre limpida come le parole di un aedo. Riesce a evocare immagini intense e ben definite, che trasportano il lettore dove lei desidera.

 

Una brezza scese sulla spiaggia accarezzandolo e io, grato, chiusi gli occhi. Quando li riaprii, lei era in piedi davanti a me. Era più alta di me, più alta di qualsiasi donna avessi mai visto. I capelli neri le scendevano sciolti lungo la schiena e la sua pelle risplendeva luminosa e impassibilmente pallida, come se avesse bevuto la luce della luna. Era così vicina che riuscivo a sentire il suo profumo, acqua marina e miele scuro. Smisi di respirare. Non osavo.

«Tu sei Patroclo.» Trasalii al suono della sua voce, roca e aspra. Mi sarei aspettato un mormorio melodioso non pietre che digrignavano fra le onde.

«Si, signora.»

Sul suo viso apparve il disgusto. I suoi occhi erano diversi da quelli di un essere umano, neri al centro e screziati d’oro. Non trovai la forza d’incrociare quello sguardo.

[…] Sentivo il suo respiro sulle guance, non era caldo, era gelido come gli abissi del mare. […]

La sua bocca era uno squarcio rosso come lo stomaco aperto di un animale sacrificato, un oracolo di sangue. I suoi denti scintillavano affilati e bianchi come osso.

 

        Achille morente 1683 -         
Christophe Veyrier

Questa rivisitazione della Miller è molto coinvolgente perché rende i protagonisti umani, percorsi da emozioni mortali, e racconta la storia di Achille e Patroclo con trasporto e poesia. Questi giovani, che si sono conosciuti in giovane età e hanno potuto osservarsi a lungo, si scoprono anime affini e noi, come ci racconta Patroclo, vediamo sbocciare il loro affetto in modo sincero e dolce. Con le incertezze e la totalità della giovinezza, per maturare poi in qualcosa di sempre più profondo e radicato, che spinge a cercare il bene dell’amato anche quando lui pare non vederlo.

 

Questa lettura mi è piaciuta molto e, come ho già detto, la prosa di questa scrittrice conquista, senza di lei la trama di per sé non avrebbe niente di davvero nuovo, essendo un mito conosciuto. Non mi resta che consigliarne la lettura anch’io, adatta a questo periodo estivo per la sua freschezza.


Curiosità dal mito 

  • Achille non fu l’unico figlio che la dea Teti ebbe con Peleo, altri sei nacquero prima di lui e la madre riuscì a renderli tutti immortali e farli salire all’Olimpo. Tuttavia, il settimo le fu strappato da Peleo proprio quando mancava solo un tallone per renderlo completamente tale e fu chiamato Achille, “senza labbra”, perché non succhiò mai il latte materno.
  • Una volta che Peleo fu vecchio Teti lo prese con sé e lo portò negli abissi, dove vissero insieme per sempre.
  • Fu proprio al matrimonio fra Teti e Peleo che la guerra di Troia ebbe inizio, dove Eris, la dea della discordia, non fu invitata. Lei si presentò comunque, fingendosi amichevole, e offrì un dono, una mela d’oro per la più bella delle dee, senza indicare la vincitrice. Era, Atena e Afrodite si contesero il premio. Per sbrogliare la questione fu eletto un giudice mortale, Paride, che scelse Afrodite in cambio dell’amore della più bella donna del mondo: Elena.
  • Mi è sempre spiaciuto per la povera Ifigenia, sacrificata dal padre, perciò preferisco la versione del mito che narra dell’intervento di Artemide, che all’ultimo momento sostituì con una cerva la giovane, che portò via.
  • Neanche Odisseo voleva partire per la guerra perché gli era stato profetizzato che sarebbe stato lontano vent’anni. Quando gli Achei vennero a cercarlo si finse pazzo mettendosi ad arare il terreno e seminando sale. Allora un capo Acheo prese Telemaco ancora in fasce dalle braccia di Penelope e lo depose per terra davanti all’aratro. In tutta fretta Odisseo bloccò gli animali che tiravano l’aratro e così si smascherò.

 

I miti sono complessi e vari, a volte si contraddicono perché vi sono più versioni di uno stesso evento e, forse, il loro bello sta anche in questo. Ci sarebbero tanti altri aneddoti da scrivere, ma non finirei più e purtroppo non sono riuscita a trovare niente sul rapporto fra Patroclo e Achille, se non accenni alla loro amicizia e al loro esser cugini. Tenete presente, però, che le fonti che ho usato sono i libri di mitologia che ho in casa, non ho voluto perdermi nel web, perciò mi mancheranno delle informazioni. Rimane indubbio un fatto, fu la morte di Patroclo a scatenare l’ira di Achille contro i troiani e Ettore in particolare. 


Curiosità extra

Il primo libro ad essere stampato in lingua inglese risale al 1473 e narra della storia di Troia. Si tratta della traduzione di un’opera francese.

 



Traduzione: Matteo Curtoni e Maura Parolini
Editore: Feltrinelli

Pagg. 382

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