L’uomo duplicato di José Saramago – Viaggio alla scoperta della propria unicità
Il suo modo di scrivere, così denso e articolato, non ha aiutato a entrare nella mente di Tertuliano Máximo Afonso, il protagonista di questa bizzarra avventura. Seguire il filo dei pensieri e dei casini mentali del professore di storia in questione è stata un po’ una sfida.
Il risultato è stata una lettura lenta e incostante ma non sofferta, è uno scrittore che continua a piacermi, tuttavia, non consiglierei mai quest’opera come primo approccio a Saramago.
La trama
Tertuliano Máximo Afonso è un professore di storia con una vita a dir poco comune e prevedibile finché, un giorno, vede un film consigliatogli da un collega. Con grande sorpresa nota che uno degli attori della commedia è identico a lui. Non una vaga somiglianza, non un taglio degli occhi che ricorda il suo, non un naso simile, ma identico tutto per tutto.
Tertuliano si trova davanti al suo doppio.
Inizia così un lavoro di ricerca meticolosa per scoprire chi sia il suddetto attore per poi… non lo sa neanche lui ma vuole, deve, trovarlo.
[…] e analizzava, meticoloso, l’immagine, tratto per tratto, lineamento per lineamento. A parte alcune lievi differenze, pensò, i baffi soprattutto, i capelli con un taglio diverso, la faccia meno piena, è uguale a me.
Come avrete appena letto la trama è curiosa e inusuale, questo porta ad essere catturati dalla storia, mentre seguiamo Tertuliano in questa ricerca spasmodica del suo doppio fino ad arrivare allo scontro finale. Cosa porterà il loro incontro?
Un libro che mi è piaciuto, pur con le difficoltà di lettura che ho avuto, e che mi ha ricordato in qualche modo I baffi di Emmanuel Carrère. In entrambi i casi troviamo un uomo alla ricerca della sua identità, che viene alterata da un fattore esterno (il disconoscimento da parte degli altri di un tratto del proprio viso in un caso, un doppio nell’altro) e che finisce per trascinare i protagonisti in un vortice di eventi che portano a un finale senza ritorno. Una specie di follia, di ossessione, che non possono ignorare ma che non ha una vera soluzione.
Conclusione
Ancora una volta non possiamo che ammettere che la percezione che abbiamo di noi stessi non è dovuta unicamente al nostro io, ma anche da come ci percepiscono e gli altri, e che tutti noi, in un modo o nell’altro, ci sentiamo unici. Se le persone non riuscissero a distinguerci da qualcun altro, se non ci riuscissimo neanche noi, cosa ne sarebbe di noi?
Così affermiamo e neghiamo, così convinciamo e siamo convinti, così argomentiamo, deduciamo e concludiamo, discorrendo impavidi alla superficie di concetti sui quali non solo abbiamo idee molto vaghe, e, malgrado la falsa sicurezza che in genere ostentiamo quando tastiamo il cammino in mezzo alla nebulosità verbale, meglio o peggio continuiamo a capirci, e a volte persino incontrarci.
270 pagg.
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