Molto rumore per nulla di William Shakespeare


Continua il mio viaggio alla scoperta delle opere di William Shakespeare e non potrei essere più contenta di averlo intrapreso. Ogni opera mi sta sorprendendo e riesco a gustarmele con un piacere che non avevo previsto.

Quelle che sto facendo sono prime letture, abbastanza superficiali, solo per intrattenermi e passare il tempo. Perciò, non mi sono ancora avventurata in una lettura in lingua ma mi accontento delle, seppur ottime, traduzioni. Tuttavia, leggendo i capitoli del saggio di Ekkehart Krippendorff Le commedie di Shakespeare, non ho potuto fare a meno di notare le differenti traduzioni che esistono e di quanto possano discostarsi le une dalle altre. Mi riprometto quindi di rileggere queste opere in inglese un giorno, per poterle apprezzare meglio e chissà, prepararmi a vederle rappresentate.

 

Molto rumore per nulla è un’altra commedia ricca di equivoci, imbrogli e battute mordaci. Sono due le coppie che vediamo protagoniste, la principale è quella di Ero e Claudio, la seconda è composta da Beatrice e Benedetto (la mia preferita). Queste due coppie e trame si intrecciano armoniosamente fino ad arrivare al felice finale, che non vi sorprenderà trattandosi di una commedia. 

 

Nella bella Sicilia gli uomini tornano dalla guerra e dopo aver posato le armi possono ora sospirare per amore. Claudio cade vittima della dolce e bella Ero, paziente e passiva simbolo dell’ideale femminile, mentre Beatrice e Benedetto ostentano ostilità reciproca con continui battibecchi. L’amore di Claudio verrà messo alla prova da alcune maldicenze su Ero mentre i due litiganti verranno ingannati nel tentativo di rivelare l’amore che si cela dietro le loro tenzoni verbali.

 

Mi è piaciuta molto Beatrice, orfana e perciò priva del peso di una patria potestà da riverire, è l’opposto di Ero, lascia correre libera la lingua e non è pronta a rinunciare alla propria indipendenza e sottomettersi al primo venuto.

 

Leonato: Eppure giorno verrà che vedremo maritata anche te, cara nipote.

Beatrice: Non fintanto che Dio continua a fare gli uomini col fango. Vi pare possibile che una donna si faccia comandare da un pupazzo di creta? Che renda conto della propria vita a un pezzo di terriccio? No, caro zio, non ci sto.

 

Alla fine, ciò che conduce a una lieta conclusione non sono inganni o gesti coraggiosi, ma la verità, perché è su di essa e sulla fiducia che si basa l’amore. 

Una commedia molto bella e ormai mi è davvero difficile dire quale preferisco tra quelle lette. In questa ho apprezzato particolarmente le battute che si susseguono a un buon ritmo e il carattere forte e implacabile di Beatrice, che non teme confronti.

La trama è gradevole anche se, come sottolineato nel saggio, può non essere particolarmente originale. Quello che trovo sempre sottolineato però, leggendo di Shakespeare, è come la sua bravura non risiedesse nell’originalità delle trame (spesso ispirate ad altri lavori se non sbaglio) ma nel suo uso della parola. Come riusciva a raccontare queste storie, a rappresentare i personaggi, insomma, la sua abilità di poeta.

Forse è ancora presto per me notare certe cose, ma non posso che dire di voler continuare a leggerlo.

 

Leonato: Nipote mia, la lingua lunga ce l’hai tu. Attenta, se vuoi trovare marito.

Antonio: È vero. È troppo irrequieta.

Beatrice: Troppo irrequieta è più che irrequieta. Voglio diminuire così le doti mandate da Dio; perché si dice: “Alla mucca irrequieta Dio manda corna piccole”. Però alla mucca troppo irrequieta non le fa spuntare per niente.

Leonato: Insomma, Iddio non ti manderà le corna perché sei troppo irrequieta.

Beatrice: Già, se non mi manda un marito; preghiera che gli rivolgo tutte le mattine e tutte le sere. Signore Iddio, un marito con tanto di barba! Non lo sopporterei. Meglio dormire senza le lenzuola.

 



Traduzione: Masolino d’Amico
Apparati a cura di Anna Luisa Zaro

Editore: Mondadori

Pagg. 199

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