Sorgo rosso – Mo Yan
Sorgo rosso è un libro che non può lasciare indifferenti a
fine lettura. È coinvolgente, nonostante parli di un popolo, un paese, un
tempo, così lontani dalla realtà che conosco. Guardo sgomenta il volume che ho
davanti, sono incredula. Può un intero mondo nascondersi in poche centinaia di
pagine? Sono già tornata nel mondo reale? Può una tale raffica di emozioni
essere rinchiusa in uno spazio così piccolo?
Mo Yan ci porta nel Gaomi, nella Cina nordorientale.
Partendo dagli anni Venti seguiamo le avventure, le gioie e i dolori del
bandito Yu Zhana’o e della sua famiglia. Incontreremo le donne e gli uomini che
segnarono la sua vita, gli amici e i nemici. Saranno decisivi per questo
brigante e i suoi compatrioti gli anni Trenta e Quaranta, quando anch’essi
dovranno affrontare gli invasori giapponesi.
In pratica tutte le vicende si susseguono nella sua terra
natia, vicino agli onnipresenti campi di sorgo. Fanno da giaciglio per gli amanti,
servono per produrre vino e sfamarsi, sono lo sfondo delle battaglie e il
cimitero per i corpi dei caduti, sono le coperte dei morti. Li ritroviamo
presenti, in un modo o nell’altro, anche nei titoli dei libri che compongono il
romanzo. Il titolo non poteva quindi essere più azzeccato, anche se la
traduzione letterale, stando alle mie ricerche è La famiglia del sorgo rosso. Una famiglia nata, cresciuta e morta
nel sorgo.
Si tratta di un libro molto intimo, nonostante la quantità
di avvenimenti e di personaggi presenti. Il narratore, infatti, è il nipote dei
protagonisti. La voce che ci accompagna pagina dopo pagina parla come se fosse
stata presente ai fatti narrati, come se i suoi stessi occhi fossero stati
testimoni. Possiamo comprendere quanto sia importante per lui ciò che racconta.
Quando parla dei suoi parenti, non li chiama per nome ma padre, madre, nonno,
nonna. Scopriamo come si chiamano solo quando parlano tra loro. Forse perché
questo glieli rende più vicini?
Sono pagine che brulicano di vita e di morte. Ci sono scene
molto intense, descritte con sconvolgente realismo.
A un certo punto si fa quasi fatica a stare al passo con la
scrittura. Ogni capitolo, a volte addirittura ogni scena, appartiene a un intervallo
temporale diverso. Continuiamo a spostarci così da un periodo a un altro, senza
un ordine cronologico. Questi salti temporali erano già presenti all’inizio del
libro ma man mano si fanno più frequenti.
Questa lettura è stata un breve spiraglio sulla storia,
sulla guerra. È un primo passo per imparare a conoscere un altro paese e
avvicinarsi ad esso. Sicuramente è una fonte d’ispirazione e mi spinge verso
altre opere di Mo Yan e della sua terra.
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