Crónica de una muerte anunciada – Gabriel García Márquez
Debolsillo
137 pagine
“Nunca hubo una muerte más anunciada.”
Santiago Nasar doveva morire.
Doveva morire per restituire
l’onore a Ángela Vicario, neo sposa di Bayardo San Román e prontamente
riconsegnata alla famiglia poche ore dopo le celebrazioni poiché non trovata
vergine dal marito. La giovane punta subito il dito contro Santiago e ne
decreta la morte.
Pablo e Pedro Vicario,
fratelli di Ángela, si apprestano immediatamente a fare il loro dovere e quando
ancora è notte, vanno ad affilare i coltelli che li aiuteranno nel loro lavoro.
Lo fanno davanti a diversi testimoni e continuano anche ad affermare che
ammazzeranno Santiago Nasar. Sembra che cerchino qualcuno che li fermi. In
breve, il paese viene a conoscenza sia della loro decisione che della loro
motivazione. Tutti tranne Santiago, che dopo aver bisbocciato fino a notte
fonda va a casa a riposare, prima di andare a incontrare il vescovo di
passaggio la mattina seguente.
Nessuno avverte il giovane,
nessuno prova a impedire l’omicidio. Solo poco prima del fatto Santiago viene
finalmente avvisato, ma è troppo tardi. Non fa in tempo a fuggire e il fato
crudele fa chiudere la porta di casa alla madre prima che egli possa trovarvi
rifugio.
Ma si tratta davvero di fato?
È una morte annunciata, ma davvero non può essere impedita?
Ci sono sicuramente della
fatalità che portano Santiago Nasar a ignorare il suo destino a lungo: il
narratore e altri sospettano che lui non centrasse niente con Ángela Vicario e
che perciò non pensasse di dover temere qualcosa, c’era chi sapeva ma pensava
fosse stato avvertito, chi non prendeva sul serio le dichiarazioni dei fratelli
Vicario, chi ha cercato fare qualcosa ma non è riuscito a trovare Santiago, la
madre che lo credeva in casa e perciò lo sbarra fuori. Una serie di sfortunati
eventi…
Ma non c’è solo il caso a
fare da padrone. Quanti non hanno agito? Quanti avrebbero potuto fare qualcosa
e non l’hanno fatta? Quanti sono rimasti lì a guardare mentre Santiago veniva
brutalmente assassinato?
Così, un dramma che si
sarebbe potuto evitare (e che gli stessi autori non avrebbero voluto
commettere), viene ridotto a una cronaca di morte raccolta anni dopo i fatti.
La
narrazione non è lineare e siamo perciò portati a ripercorrere l’omicidio più
volte, a osservare da ogni angolo come ci si è arrivati, ancora e ancora. Lo
vediamo noi, lo vedono i vari personaggi, lo vede tutto il villaggio. Sono in
qualche modo tutti parte della morte di Santiago Nasar, sono trascinati nella
sua spirale e influenzati.
Un
racconto intenso ispirato a fatti realmente accaduti, ma che Márquez aspetta
anni a rielaborare. Nel 1987 uscì anche una trasposizione cinematografica.
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