Il profeta dell’incubo – Il ciclo del sogno – H. P. Lovecraft

A cura di Sergio Altieri
Feltrinelli
334 pagine

“Non è morto ciò che in eterno può attendere. E con il volgere di strani eoni, anche la morte può morire.” (La città senza nome)

Con questo libro partiamo per un viaggio nel mondo dei sogni, un universo alternativo che possiamo raggiungere solo con il nostro spirito e che Lovecraft delinea con precisione e fantasia. Che siano stati i suoi veri incubi a creare queste pagine o che le abbia immaginate ad occhi aperti, l’effetto onirico è comunque presente.
Questa è una raccolta di dieci racconti che ci porteranno nell’oltre, nel mondo che ci circonda ma non vediamo, in dimensioni alternative, in sogni tangibili.
Ho letto ancora troppo poco di questo autore, ma mi sono goduta quest’esplorazione.

Ho apprezzato la prefazione di Sergio Altieri e che in seguito ogni racconto abbia una sua introduzione, aiuta ad affrontarli nel modo giusto e a comprendere come collocarli nella bibliografia lovecraftiana,

Azathot – Solo due pagine, ma sono straordinariamente intense. Descrive un mondo senza sogni e dovrebbe essere solo l’inizio di un romanzo. Purtroppo mai scritto.

Sogni stregati – Walter Gilmon è perseguitato da sogni inquietanti, orribili. È uno studente universitario le cui ricerche intrecciano matematica e leggende locali. Questo lo porta ad affittare la mansarda dove visse una strega, nell’atmosfera fetida e opprimente della città di Arkham. Come si può sfuggire all’orrore quando risiede nei tuoi sogni?

La deposizione di Randolph Carter – Una testimonianza agghiacciante.

Dall’oltre – Non è sempre sicuro cercare di scoprire cosa si cela ai nostri sensi.

Celephaïs – Può un sogno essere così vivido? E possiamo noi viverci? La nostra mente almeno?

La nave bianca – Anche in sogno, ci sono luoghi in cui l’uomo non deve andare.

Hypnos – Inquietante.

Apocalisse a Sarnath – La vendetta arriva.

Alla ricerca dello sconosciuto Kadath – Un racconto affascinante e misterioso. Come molti degli altri personaggi degli altri racconti, Randolph Carter è alla ricerca di qualcosa. Da sapere, da scoprire, da raggiungere. Lovecraft ci trasporta così nei luoghi più reconditi della terra del sogno.

“Per contro, dagli inizi del tempo, soltanto tre anime di uomini avevano attraversato e quindi riattraversato i neri, empi baratri verso le altre terre del sogno. E di quelle tre anime, due avevano fatto ritorno in preda alla follia. A ogni passo, il percorso di simili viaggi è disseminato da pericoli incalcolabili, fino allo sconvolgente pericolo conclusivo che mugola innominabile al di fuori delle regole dell’universo, dove nessun sogno è in grado di arrivare. Quell’ultima, amorfa piaga di caos intrinseco, blasfema e ribollente al dentro dell’intera infinità: Azathoth, sconfinato sultano demoniaco, il cui nome nessuna bocca osa pronunciare ad alta voce. Azathoth intento a divorare famelico all’interno di oscuri antri inconcepibili. Azathoth circondato dal rullo tormentoso di biechi tamburi, dall’esile, monotono lamento di flauti malefici, al pestare, al soffiare dei quali danzano, lenti e goffi e assurdi, i giganteschi dei della Fine, i ciechi, tenebrosi Altri Dei, privi di mente e privi di voce, la cui anima ed emissario è Nyarlathotep, il caos strisciante.” (pag. 173-174)


La chiave d’argento – La ricerca del passato. Randolph Carter vuole ritrovare ciò che ha perduto.

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