Rashōmon e altri racconti – Akutagawa Ryūnosuke

Introduzione di Murakami Haruki
Traduzione di Antonietta Pastore, Laura Testaverde e Lydia Origlia
Einaudi
235 pagine

Akutakawa è un autore che non conoscevo fino a questo momento, perciò sono contenta di aver trovato questa raccolta, è ottima per un primo approccio. Questo perché è introdotta da uno scritto di Murakami Haruki, che riesce a presentare molto bene la letteratura giapponese e quest’autore in particolare. Parlandoci di lui, della sua vita, del suo stile, del perché sia letto, e accenna anche ai racconti presenti, aiutandoci così a inquadrarli nella sua bibliografia.

I racconti spaziano da quelli della sua prima produzione agli ultimi, dandoci quindi la possibilità di apprezzare questo scrittore durante tutta la sua carriera, che purtroppo si interruppe all’età di 35 anni, quando si tolse la vita. Questo rende ancora più tragici e tristi gli ultimi racconti come Il registro dei morti, Vita di uno stolto e La ruota dentata. Da queste pagine traspirano angoscia e solitudine, che si fanno palpabili. Sono scritti bene e sicuramente colpiscono ma non sono tra i miei preferiti.

Tra quelli che ho apprezzato di più, ci sono:

  • La rappresentazione dell’inferno – Un pittore è incaricato di dipingere le pene degli uomini nell’aldilà su un paravento. Intenso e anche terrificante, perché fa un po’ impressione.
  • Il filo di ragnatela – Questo insegna una lezione ai bambini, a comportarsi bene e ad avere un buon cuore.
  • Magia – Una piccola incursione nel mondo dell’illusione.
  • Porridge di patate – I desideri, i sogni, danno un senso alla vita. Senza di loro, siamo solo spettatori. Non importa quanto siano difficili da raggiungere, o insensati, o stupidi, o senza speranza. È importante averli.
  • La principessa di Rokunomiya – Bello ma triste, malinconico. Una principessa abbandonata a se stessa, alle crudeltà della realtà.
  • Du Zichun – Narrato molto bene. Con descrizioni efficaci. Uno scapestrato che deve trovare ancora il suo posto, uno scopo e dei valori.

«Ed ecco che soffiò una folata di vento, tutta l’area si coprì di nuvole nere come inchiostro, un fulmine violetto squarciò in due l’oscurità e iniziarono a risuonare tuoni spaventosi. E non erano solo tuoni: nello stesso momento iniziò a cadere una pioggia copiosa come una cascata. Du Zichun restò seduto senza alcun timore nel mezzo di quel cataclisma. Il boato del vento, gli spruzzi di pioggia e poi il bagliore incessante dei fulmini per un po’ sembrò che addirittura il monte Emei stesso si dovesse ribaltare, ma intanto, subito dopo il rimbombo di un tuono talmente forte da spaccare i timpani, dal centro delle nuvole nere avvolte a spirale nel cielo, una rossa colonna di fuoco iniziò a cadere sulla testa di Du Zichun.» pag.127 – Du Zichun

… e ovviamente i primi due, che sono Nel bosco e Rashōmon.

Questi primi due racconti hanno ispirato il film di Akira Kurosawa del 1950 intitolato Rashomon. Dall’omonimo racconto prende il titolo e qualche scena, mentre la maggior parte della trama è data da Nel bosco.
Diversi testimoni narrano gli eventi che portano a una morte, ma dove risiede la verità se ogni testimonianza di differenzia dalle altre?
Non sono proprio un’appassionata del cinema di quegli anni ma è interessante, ancora di più dopo aver letto i racconti di Akutagawa.


«Man mano che il petto mi si raffreddava, il silenzio tutt’intorno si faceva più profondo. Ah, che pace ineffabile! Nemmeno un uccello volava nel cielo, al di sopra di quel bosco all’ombra della montagna. Oltre la cima dei bambù e dei pini, la luce del sole era soltanto un triste baluginio. Un lucore che impallidiva a poco a poco… Ormai non vedevo più gli alberi… Caddi riverso, un profondo silenzio venne ad avvolgermi. In quel momento qualcuno mi si avvicinò a passi furtivi. Voltai gli occhi in quella direzione, cercando di capire chi fosse, ma ormai intorno a me erano calate le tenebre. Una mano invisibile mi sfilò con dolcezza il pugnale dal petto. Un fiotto di sangue mi salì in bocca. Poi sprofondai nel buio del limbo, per l’eternità.» pag. 14 - Nel bosco

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