Euridice aveva un cane – Michele Mari
Einaudi
127 pagine
Questa breve raccolta è
composta da 18 racconti e per la maggior parte si è trattata di una lettura
piacevole.
Alcuni racconti mi sono
sicuramente piaciuti più di altri, dei quali avrei anche potuto fare a meno.
Tra i migliori ci sono:
- I palloni del signor Kurz – Coinvolgente e con un buon ritmo, è impregnato della malinconia dell’infanzia e si riesce a trovarvici una certa dolcezza. Ambientato in un collegio, i bambini che lo frequentano calciano il pallone con trepidazione perché sanno che se mai dovesse finire dall’altro lato del muro, e quindi nel cortile del signor Kurz, non lo rivedrebbero più come accaduto a tutti i suoi predecessori.
- Tutto il dolore del mondo – Questo racconto invece infonde tristezza. Può tutto il dolore del mondo concentrarsi in un pesciolino? Il dolore dell’indifferenza, che si trasforma in furia.
- In virtù della mostruosa intensità – Mi è piaciuto perché fa capire quanto possa parlare una casa abbandonata, fino a diventare opprimente, rendendo insopportabile viverci.
- Temperatura esterna – Ho apprezzato il fatto che sia breve e che non racconti tutto, ma lasci intendere una lenta discesa nella follia.
- Tutti vivemmo a stento – Il protagonista è
peggio di un ipocondriaco, pessimista e paranoico. Trascorriamo una giornata
con lui e sicuramente è estremamente stressante vedere il mondo come lo vede
lui.
Una breve menzione anche
a: La
morte, i numeri, la bicicletta; Euridice aveva un cane; L’ora
di Carrasco; La serietà della serie; Un
sogno bruttissimo; La legnaia.
È stata una lettura
abbastanza scorrevole, anche se a differenza di altre raccolte questa volta
penso che avrei preferito intervallare i racconti con altre letture. Li avrei
forse apprezzati di più, perché in certi momenti la lettura è stata un po’
forzata, per terminare il libro.
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