La famiglia del piano di sopra di Lisa Jewell – Un thriller senza lode


Continuano le mie letture a cuor leggero alla ricerca di uno svago veloce e senza pensieri. Con questo romanzo ho centrato il punto ma non sono soddisfatta come dopo la lettura di I demoni di Wakenhyrst.
 

Da una parte mi è piaciuto, l’ho letto in fretta e senza fatica, non mi sono dovuta sforzare per finirlo, ma arrivata all’ultima pagina mi è rimasta la sensazione che non mi fosse rimasto granché. Questo perché è una storia un po’ vuota, raccontata da più punti di vista e ambientata in periodi diversi (cosa che ha reso più piacevole la lettura), ma ho avuto l’impressione che diverse parti fossero inutili al racconto in sé, che non gli abbiano dato niente se non riempire le pagine.

 

La trama

 

Spremendo questa storia si arriva a riassumerla in poche righe. 

Siamo nel 2018 (almeno credo) e Libby scopre di aver ereditato dai genitori biologici una casa a Chelsea, uno dei quartieri più costosi di Londra. Una casa bellissima e abbandonata, che nasconde un oscuro passato. I suoi genitori e un uomo sconosciuto sono stati trovati morti, un caso di apparente suicidio collettivo, e l’unico altro essere vivente in casa era lei: una bimba di dieci mesi.

Libby si mette a indagare insieme a un vecchio giornalista che si occupò del caso e poco a poco la verità viene a galla, con l’entrata in scena di figure del suo passato.

Come ho già accennato, seguiamo la storia seguendo anche il punto di vista di altri così che scopriamo cosa accadde ben prima di Libby.

In quella lussuosa casa si era formata una specie di setta che viveva isolata da tutti, dove anche i ragazzini venivano tenuti separati dal resto del mondo.

Non dico altro perché non voglio fare spoiler.

 

Nonostante la storia mantenga un suo ritmo e alla fine mi abbia fatto piacere leggerlo, non posso consigliarlo. Questo non vuol dire che non dobbiate leggerlo se vi ispira e amate i thriller, ma fatelo senza rifletterci troppo, giusto per godervi il romanzo. Se si finisce per esaminare troppo la storia non si può fare a meno di trovare alcune cose inverosimili e improbabili (oddio, non richiede una grande esame) che possono rovinare la lettura. 

È uno di quei romanzi che non rileggerò mai e se dovessi perdere il libro non ne farei un dramma, mentre sono gelosissima dei volumi più amati. Non è certo un buon segno.

 



Traduzione: Annamaria Biavasco e Valentina Guani
Editore: Neri Pozza

Pagg. 334

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