Antropozoologie – Studio verosimile di una realtà grottesca – Biagio Iacovelli


Le raccolte di racconti sono un ottimo modo per approcciarsi a un nuovo autore e, come in questo caso, sono un buon modo per un autore per presentarsi al pubblico. Le amo, anche se non da sempre, perché mantengono l’interesse, possono spaziare su argomenti diversi e, se anche una storia non dovesse piacerti molto, con la seguente potresti essere più fortunato. Sono piene di possibilità.

Mi ha fatto piacere quindi ricevere una copia di quest’opera dall’autore, che ringrazio, e avere avuto così l’opportunità di curiosare un po’ in qualcosa che non avevo scelto io direttamente. Ho potuto assaporare il piacere della scoperta.

I racconti


Le storie presenti sono nove e tutte di poche pagine (la più lunga, credo sia di undici), ma non lasciatevi ingannare dalla loro brevità. Per quanto corti, i racconti di Iacovelli sono densi di significati e interpretazioni, proprio perché vanno alla ricerca di pezzi di umanità.
Per poterli meglio apprezzare consiglierei di fare come me, di leggerli un po’ per volta, facendoli decantare e riflettendoci con calma. Essendo succinti, possono essere degli ottimi compagni di viaggio o di attesa.

Mi è piaciuto lo stile, in certi racconti più articolato che in altri, e in particolare alcune immagini che è riuscito a creare, come per esempio ne La stirpe di Caino.

I lunghi capelli castani chiari, come un banco di pesci luminosi, nuotano armonicamente nelle correnti d’aria che gli schiaffeggiano le tempie; le sopracciglia contratte nello sforzo del volo; dal naso pronunciato sbuffando nuvole di aria gelida e attorno alle sue labbra, leggere, si increspano gioia e concentrazione.

Per alcuni, potevo quasi immaginarmi una breve rappresentazione teatrale.

Come in tutte le raccolte ho dei miei preferiti, che in questo caso sono: La festa, Il canovaccio e Il botanico. Sia per come sono stati scritti sia per i livelli di bassezza raggiunti dall’umanità che sono stati trattati e che ho trovato ben rappresentati. 
Gli altri racconti che sono presenti e che non ho ancora menzionato sono: La gallina che voleva diventare un’aquila, Titan Arum, La giostra, Fiat Lux (quello che mi è piaciuto meno e che credo di non aver compreso appieno: la creazione e poi?) e …e alla fine?.
Non voglio farvi dei veri riassunti perché non voglio anticiparvi troppo i contenuti, che è bello scoprire da soli.

La sua più grande opera incombeva su di noi, d’improvviso non più orgoglio ma semplice cripta.

Conclusioni


Sono dei racconti che mi sono piaciuti, mi hanno sorpresa e che ho cercato di interpretare durante la lettura, per comprendere anche il messaggio dell’autore. Lo so che la lettura è anche un po’ questo, soggettiva, e ognuno può cogliere sfumature diverse da un testo – e i racconti di Biagio Iacovelli sicuramente si prestano a questo – ma avrei voluto trovare alla fine del libro una sua postfazione. Niente di lungo, solo due righe con pensieri meno criptici per poter paragonare le idee che mi ero fatta a ciò che desiderava comunicare.
Non so se questo sia qualcosa che possa piacere a tutti (io le apprezzo particolarmente), ma in un paio di punti avrei voluto davvero un approfondimento dell’autore (in Fiat Lux, per esempio). Lo stesso Iacovelli in un’intervista su Moozart.it ammette che il racconto La giostra è stato spesso erroneamente interpretato come pro life quando invece vuole essere un inno alla vita. Devo ammettere che anch’io all’inizio l’avevo recepito in quel modo e ancora non riesco a scrollarmi di dosso del tutto questa sensazione. 

A completare la raccolta vi sono una prefazione di Moni Ovadia e delle Suggestioni Interpretative di Filippo Gazzaneo, che presumo siano le manciate di righe che precedono i racconti.
Non posso non menzionare le bellissime illustrazioni di Eleonora Iacovelli, che accompagnano benissimo le storie.

Se come me avreste piacere ad approfondire il tutto ancora un po’ vi lascio i link per degli articoli e delle interviste.



Editore: Eretica
Pagg. 106

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