La donna del mare di Henrik Ibsen – La libertà di scegliere


È la seconda opera teatrale di quest’autore che leggo, dopo Casa di bambola, e anche questa volta posso dire che è stato un piacere. 

Ibsen ha la capacità di scrivere testi chiari e diretti, dove i personaggi si stagliano e risaltano a ogni pagina. Nelle sue opere, seppur brevi, essi seguono il loro percorso, che li fa maturare e trovare sé stessi. In particolar modo le protagoniste, donne che si ritrovano intrappolate in matrimoni che agli occhi di tutti sono ottimi. I mariti sono gentili, provvedono a loro, hanno una casa confortevole, cosa possono volere di più queste donne? Hanno tutto ciò che la società crede abbiano bisogno.

 

Ellida, giovane sposa e matrigna, è la seconda moglie del dottor Wangel, un brav’uomo padre di famiglia. In quella che dovrebbe essere un’unione felice coronata dalle due figlie adottive, Ellida si sente fuori posto. Il suo animo è tormentato e attirato costantemente dal mare e dall’uomo che lo personifica: un antico spasimante col quale si era scambiata promesse d’amore e di fedeltà. Un amore che lei ha dimenticato dopo la sua partenza per un più sicuro approdo nel matrimonio con Wangel, una volta che non si è sentita più travolta e sottomessa dagli occhi penetranti di questo misterioso straniero.

Questa situazione di instabilità influenza la sua vita e quella di tutta la famiglia, e l’arrivo improvviso dello straniero, tornato a riprendere la sua “sposa” infedele, complica di più la situazione. Il richiamo del mare e di quest’uomo si fanno sempre più forti.

Di cosa ha davvero bisogno Ellida? Che cosa vuole? Fuggire con lo straniero verso il mistero o rimanere nella casa sicura del marito? In realtà, una cosa sola è importante ed è il perno della storia: la libertà. Non cosa scelga Ellida, o perché compia le sue decisioni, ma la libertà di farle, di tracciare il suo cammino senza il giogo del matrimonio o di una promessa strappata.

 

Bolette: Non l’è mai venuta l’idea che anche una donna potrebbe trasmettere al marito le proprie qualità? E cioè il marito diventare simile alla moglie.

Lyngstrand: Il marito alla… No, quest’idea non m’è mai venuta.

 



Traduzione: Anita Rho
Editore: Einaudi

Pagg. 99

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