L’ombra venuta dal vento di H. P. Lovecraft – Gou Tanabe interpreta il maestro del weird


A volte una graphic novel è quello che ci vuole per rilassarsi e per riapprocciarsi alla lettura, per immergersi in una storia ancor più visivamente. Non ho sempre apprezzato i romanzi a fumetti, a lungo non hanno attirato la mia attenzione, ma negli ultimi anni lì ho, per così dire, scoperti, e comincio ad averne qualcuno in libreria. Sono tutte ottime scelte perché in questo campo sono forse ancora più selettiva che con i libri e in molti casi scelgo la versione grafica di storie che conosco.

Questo è uno di quei casi, L’ombra venuta dal tempo, è un racconto lungo di Lovecraft che ho letto anni fa e che non sono riuscita a farmi sfuggire nell’adattamento e nei disegni di Gou Tanabe. Un autore che ho già potuto apprezzare in un altro suo lavoro sempre ispirato a Lovecraft, Il colore venuto dallo spazio.

 

La trama

 

È il 1908 e Nathaniel Wingate Peaslee, docente alla Miskatonic University, è colto da un’improvvisa amnesia che porta un cambiamento di personalità nell’uomo.

Il nuovo Nathaniel non ha alcun ricordo di sé e del suo passato e, fatto ancor più strano, non sembra minimamente interessato a tornare in possesso della sua vecchia vita. 

Va in giro e interagisce con chi gli sta intorno, parla - in modo particolare, quasi arcaico e con uno strano accento. Si dedica completamente allo studio, intenzionato ad apprendere il più possibile: nozioni di storia, scienza e altri campi. Cerca cose che dovrebbe già sapere, ma allo stesso tempo è a conoscenza di fatti ormai dimenticati della storia umana. Arriva addirittura ad avere alcune previsioni del futuro.

Parenti e amici non riescono più a stargli vicino, come se inconsciamente la verità li avesse raggiunti. 

Devono passare oltre cinque anni prima che Nathaniel torni sé stesso, senza conservare alcun ricordo del tempo trascorso. Una volta di nuovo in sé cerca di far luce su quanto gli è successo, indaga, studia, e scopre che sono esistiti altri casi come il suo. Un’entità si è impossessata del suo corpo, scacciando la sua mente, e lo ha usato come tramite per muoversi nel mondo e svolgere le sue ricerche. Una volta portati a termine i suoi scopi, la presenza se n’è andata lasciando che la coscienza originale riprendesse il suo posto.

Ma la mente di Nathaniel dove è stata? I suoi ricordi di quel periodo sono proiettati milioni di anni nel passato, quando la Grande Razza abitava la Terra nelle sue mastodontiche città. Sono solo allucinazioni le sue o la realtà è più incredibile di quanto si possa mai pensare?

In questo lungo racconto, che è la cronaca di un uomo la cui mente ha oltrepassato i confini del tempo, avvertiamo la fatica del narratore di renderci partecipi dei suoi incubi e dei suoi orrori. 

 

La mia intera concezione del tempo – e in particolar modo il confine tra gli accadimenti in successione e altri simultanei – risultava compromessa al punto, che cominciai a formulare nozioni illusorie sulla possibilità di vivere in un’epoca e proiettare la mente nell’eternità, arrivando così a conoscere sia il passato che il futuro.

 

La trasposizione di Tanabe mi è piaciuta molto e l’ho trovata fedele al racconto originale, questo grazie anche alla lunghezza della graphic novel, divisa in due volumi. Tanabe si è preso tutto lo spazio necessario per interpretare questa terrificante storia, che scuote la nostra coscienza e apre la mente a mondi infiniti, sparsi non solo nello spazio ma anche nel tempo.

 


Editore: J-Pop
Traduzione: Silvia Ricci

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