La donna della domenica – Carlo Fruttero e Franco Lucentini

Mondadori
422 pagine

Devo ammettere con un certo rammarico che quando penso a un giallo mi vengono in mente subito Agatha Christie o Arthur Conan Doyle. Dico questo non per sminuire il nome di questi due grandi scrittori, ma per evidenziare quanto mi sia abituata (o meglio ancora: adagiata) alla struttura dei loro racconti e al loro stile di scrittura. Questo si rivela, come dimostratomi da questa lettura, un limite. Ormai non posso più cancellare l’idea che in un giallo come si deve debba essere messo l’accento sull’investigatore che compie le indagini e le sue deduzioni, e si debba seguire la storia in un qualche modo lineare, dal suo punto di vista.
Prima di andare oltre, meglio farsi un’idea della trama di questo libro, che invero posso solo riassumere brevemente. Siamo a Torino, all’inizio degli anni Settanta, dove l’architetto Garrone viene assassinato. Partendo da questo punto iniziano le indagini della polizia ma anche quelle fatte dai sospettati e i loro amici. Questo porta a un continuo cambio di punto di vista, da un personaggio a un altro, offrendoci perciò la possibilità di osservare il delitto e ciò che ne consegue da diverse angolazioni. La storia prosegue per capire chi poteva volerlo moto, chi aveva un alibi, quali erano stati i suoi ultimi movimenti e via discorrendo.
Il libro segue un ritmo che potrei definire lento, quelli della Christie sono più condensati e avvincenti, poiché gli autori si prendono il loro tempo per girare per Torino e illustrarci i vari passaggi che portano alla soluzione dell’omicidio. Dobbiamo ricordarci però, nel corso della lettura (che rimane comunque scorrevole), che niente è lasciato al caso e che un tassello alla volta tutto è finalizzato a questo scopo. Avrei potuto, tuttavia, fare a meno di alcune parti.
La sensazione che mi rimane comunque è che ci siano più personaggi che indagini, e questo fa perdere un po’ della suspense che invece non mi abbandona mai nei lavori dei due autori sopracitati. Mi verrebbe quasi da dire che più che di un giallo si tratta di un romanzo dove, per caso, è capitato un omicidio.
Rimane in ogni caso un libro piacevole, ma che non ha catturato più di tanto il mio interesse, anche se mi ha dato la possibilità di approfondire un genere letterario che amo.

Come accade a molti libri, anche da questo è stato tratto un film omonimo uscito nel 1975. Pare che sia fedele al romanzo e abbia avuto un discreto successo.

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