Invictus – William Ernest Henley

William Ernest Henley (1849-1903), fu un poeta, giornalista ed editore britannico.
A 12 anni si ammalò di una grave forma di tubercolosi che all’età di 25 anni lo portò a dover amputare la gamba. Scrisse questa poesia proprio in ospedale, mentre combatteva contro il suo male e cercava di salvare l’altra gamba (affidandosi ad un altro chirurgo).
Il titolo della poesia, Invictus, significa non vinto, indomito, e non fu scelto dallo stesso autore, bensì da Arthur Quiller-Couch (scrittore e critico letterario) diversi anni dopo la prima pubblicazione della poesia.

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeoning of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds, and shall find me, unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.


Ecco a cosa ci spingono queste parole, a non darci per vinti. A combattere nonostante le avversità, prendendo in mano le redini della nostra vita. È il nostro spirito su cui dobbiamo fare affidamento.


Ho apprezzato la traduzione che potete trovare a questo link: le belle pagine

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