Misery di Stephen King – Paure e fantasie di uno scrittore imprigionato



È terminata quella che sarà sicuramente solo la prima di una serie di letture che avranno come origine lui e solo lui, il re dell’orrore.
Ebbene sì, come avrete intuito da queste prime due righe, sono rimasta molto soddisfatta dalla lettura di Misery, l’opera di Stephen King che finora avevo apprezzato solo sullo schermo. Ho spazzolato questo libro con gusto nonostante le emozioni e la paura provate per il protagonista, pur conoscendo già il finale.
Prima di proseguire lasciatemi parlarvi brevemente della storia che, sono sicura, molti di voi conosceranno già, almeno a grandi linee.

La trama


Paul Sheldon è uno scrittore famoso ma non appagato. I libri che gli hanno portato fortuna e gloria sono quelli di una serie con protagonista Misery, una bella ragazza che si destreggia fra amori e avventure su uno sfondo credo ottocentesco. Paul vorrebbe qualcosa di più, che fossero i suoi romanzi “seri” ad ottenere riconoscimenti. Per questo motivo nel suo ultimo libro già in pubblicazione, Il figlio di Misery, uccide la sua protagonista, per potersela lasciare alle spalle.
Rifugiatosi in un albergo in Colorado, ha ultimato il suo ultimo manoscritto, Bolidi. Questa si che è un’opera degna di essere letta! Paul festeggia con dello champagne e poco dopo si mette in macchina per iniziare il suo viaggio verso casa, Manhattan.
È inverno, è in montagna, ha bevuto e il tempo è pessimo. Succede l’inevitabile. Esce di strada e ha un incidente.
Sopravvive! Che fortuna direte voi. No! La sua salvatrice è Annie Wilkes, la sua fan numero uno che, proprio mentre lo “cura” a casa sua, legge Il figlio di Misery e credetemi se vi dico che non prende bene il finale…
Inizia il calvario di Paul Sheldon, che ferito e intrappolato non è in grado di scappare. L’unica cosa che può cercare di fare è tenere a freno Annie e incantarla con le sue abilità di scrittore, per sopravvivere, sperando che con il disgelo arrivi anche la sua libertà.

Gli era successo qualcosa di molto brutto ma era ancora vivo. La nuvola bigia prese a dissiparsi sempre più velocemente. Sarebbe passato ancora del tempo prima che la sua ammiratrice numero uno gli portasse la vecchia Royal ticchettante con la sua gran bocca ghignante e la voce da papera, ma Paul aveva già capito da un pezzo di trovarsi in un gran pasticcio.

Cosa ne penso


È stata una lettura che mi ha tenuta col fiato sospeso fino alla fine nonostante, come ho già detto, conoscessi il finale grazie al film. Certo, nelle trasposizioni cinematografiche cambiano sempre qualcosa, ma avevo fiducia che almeno quello a grandi linee fosse simile.
Perché, allora, la lettura non è stata rovinata dalla visione previa della pellicola?
Prima di tutto, la storia rimane agghiacciante nonostante uno abbia degli spoiler. L’idea di base, il terrore e l’impotenza dell’essere prigioniero di qualcuno con il quale non si può ragionare, funziona molto bene.
Leggendo, è tutto amplificato. Guardando un film puoi distogliere lo sguardo oppure osservare sottovalutando la gravità e l’orrore di quello che vedi. Quando hai la storia su carta e la leggi, parola per parola, ogni sforzo, ogni dolore, ogni sussulto, tutto è molto più intenso, perché gli eventi sono accuratamente descritti e non solo rappresentati.
In ultimo, per quanto Kathy Bates sia stata brava, rispetto al film la Annie del libro è decisamente più crudele, sadica, disturbata e incompressibile. Paul non ha dubbi. Fin dall’inizio sa di essere in un bel guaio. Ancor prima che la sottile maschera che Annie cerca di mostrare al mondo esterno si sgretoli completamente.

Ho apprezzato inoltre come questa lettura permetta di entrare nella mente dello scrittore, con la sua immaginazione che scorre e fa capolino in ogni momento. È il suo modo di affrontare i problemi, creando nella mente diverse possibilità, ma anche un modo di evadere. Non ci sono sbarre che possono fermare la mente.
Vediamo Paul che cerca di sopravvivere diventando un cantastorie o, come dice lui stesso, Sherazade, che notte dopo notte racconta favole per evitare di farsi tagliare la testa.
La situazione di questo famoso scrittore è più o meno simile, tutto sommato, e inoltre deve lottare anche contro i propri demoni. La dipendenza da Novril che diventa per lui impossibile da combattere e, cosa forse ancora più difficile, deve fare i conti con le sue abilità di scrittore. Chiedendosi quanto siano buone, se davvero è all’altezza delle sue aspettative letterarie, perché scrive e per chi.
Mi chiedo quanto dello stesso Stephen King sia in Paul Sheldon. Lui stesso è stato alla mercé delle sue dipendenze nel corso della sua vita e a sua volta è stato additato come scrittore sopravvalutato e delle masse, ergo mediocre.

Conclusioni


So che non dovrei esserlo, ma sono sorpresa di quanto mi sia piaciuto e, soprattutto, mi abbia fatto piacere leggerlo. Ero partita anche con certe aspettative, che sono state tutte attese.
Con i suoi momenti di suspense, ansia e paura, sono rimasta incollata alle pagine, nonostante abbia dovuto fare qualche pausa per “riprendermi”, soprattutto all’inizio.
La storia scivola via bene, con un buon ritmo e le giuste anticipazioni poi riprese e spiegate, cosa che ha reso la lettura ancora più coinvolgente.
Un ottimo primo appuntamento con il re dell’orrore.

Non so bene con quale altro titolo di King proseguire, anche se mi sono appuntata qualche tiolo. Avete consigli?



Traduzione: Tullio Dobner
Editore: Pickwick
Pagg. 384

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