La morte non è cosa per ragazzine di Alan Bradley – Piccole detectives crescono



Apprezzo un buon giallo, soprattutto quelli di stampo classico, perché mi piace seguire un detective (meglio se un po’ strambo e con le sue manie) che se ne va in giro a curiosare e indagare.

In questo caso posso dire di essere stata accontentata, Flavia de Luce è un’investigatrice fuori dal comune. Una ragazzina di dieci anni sveglia e furba come una volpe, con una grande passione per la chimica e gli omicidi, si aggira per la campagna inglese nel 1950 ficcando il naso ovunque riesca a intrufolarsi. 

Orfana di madre, vive con il padre e le due sorelle maggiori – con le quali, mi spiace dirlo, ha davvero un brutto rapporto – nella dimora di famiglia situata fuori Bishop’s Lacey, Buckshaw. Impadronitasi del laboratorio dimenticato di un vecchio zio in un’ala abbandonata della casa, prosegue indisturbata con i suoi esperimenti e le sue deduzioni e niente sfugge al suo occhio attento. Abbandona il suo rifugio per stare con la famiglia o per saltare in groppa a Gladys, la fida bicicletta, e precipitarsi a fare domande a destra e a manca.

 

Si presenta così un bel quadro, curioso e inusuale, a incorniciare il consueto omicidio. In questo libro (il secondo della serie) una coppia di burattinai arriva a Bishop’s Lacey. Non si tratta di intrattenitori qualunque, ma del famoso Rupert Porson, che ha addirittura un suo spettacolo per la BBC. Flavia fa la loro conoscenza e col passare delle pagine segreti e misteri fanno capolino, insieme a un delitto e a un passato nascosto e dimenticato.

 

Questo giallo mi è piaciuto molto, sicuramente di più per la protagonista e l’ambientazione che per l’omicidio da risolvere in sé, e voglio recupere anche gli altri volumi. La parte investigativa è ben fatta e ho trovato interessanti tutte le spiegazioni chimiche di Flavia, si adattano alla storia e validano la sua passione. 

Una bella scoperta che approfondirò.

 



Traduzione: Stefania Bertola
Editore: Sellerio

Pagg. 399

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