Il professore e il pazzo – Simon Winchester

Traduzione di Maria Cristina Leardini
Adelphi
262 pagine

Ci sono delle storie che fanno parte della Storia. Vicende che fanno capolino da quella pila di tasselli che compongono l’umanità e che se le raccogliamo per osservarle da vicino, ci sorprenderanno e faranno sentire un po’ meno persi.
Questo è uno di quei casi dove amicizia, passione, tragedia, si mescolano in modo inaspettato, suscitati da rispetto, parole e solitudine.
È la storia di un professore, James Murray, che amava le parole incondizionatamente, di molte lingue, ma soprattutto della sua prima, l’inglese. Insieme ad altri irriducibili dedicò tutta la vita, tutto il suo essere, la sua carne, la carne della sua carne, alla creazione della «più colossale impresa dall’invenzione della stampa». La creazione di un completo dizionario della lingua inglese, che raccogliesse tutte le parole, definendole, catalogandole e riportando le adeguate citazioni in ordine cronologico. Un’impresa titanica che portò finalmente, nel 1928, alla luce il figlio di settant’anni di lavoro: l’Oxford English Dictionary.
I collaboratori inviavano da ogni dove citazioni prese da ogni volume su cui potessero mettere le mani, ansiosi di unire le forze. Murray (responsabile del progetto) e i suoi collaboratori, furono sommersi da milioni di schede, che dovevano essere lette, selezionate, catalogate per futuri usi, valutate.
Ce n’erano alcune più attese di altre e molte venivano da Broadmoor, da parte del dottor W. C. Minor. Un instancabile aiutante che sembrava riuscire a trovare sempre la citazione giusta, quella ideale per la parola richiesta. Sempre preciso, instancabile, informato, Minor divenne molto apprezzato e il suo contributo oserei dire indispensabile.
Certo doveva avere molto tempo libero, pensavano i beneficiari del suo lavoro… forse perché era uno dei pazienti del manicomio criminale di Broadmoor e la sua cella era piena di libri, edizioni recenti come anche rare e antiche.
Con pazienza e scrupolo Minor leggeva, annotava, catalogava, pronto a servire l’Oxford English Dictionary all’occorrenza. In questo lavoro, in questo scopo, ritrovò un contatto col mondo ormai a lui precluso, a lui colpevole di omicidio, a lui pazzo e paranoico, a lui solo e impaurito. Non c’era una cura per il dottor Minor, c’era solo il conforto dei suoi libri e del contributo che stava dando.
Chissà cosa sarà passato per la mente di James Murray una volta scoperta la condizione del dottor Minor, o dopo averlo incontrato di persona. Una mente lucida e brillante chiusa in una cella a causa di se stessa e del suo smarrimento. Nacque un’amicizia in qualche modo, credo, non so come si possa definire esattamente il loro legame. Fatto da passioni comuni, comprensione, rispetto e magari pietà.
Questo libro parla della storia di questi due uomini e del sogno che li accumunava.

«Nessuna lingua che dipenda dall’uso arbitrario e dal costume potrà mai essere permanentemente la stessa, ma sarà sempre in una condizione mutevole e fluttuante; e ciò che è considerato gentile ed legante in un’epoca, potrebbe essere ritenuto rozzo e barbaro in un’altra». Pag. 107

Benjamin Martin, fu uno dei primi a creare un dizionario della lingua inglese, nel 1749.

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