Buono da mangiare di Marvin Harris – Storia delle abitudini alimentari


Il primo saggio di quest’anno si è rivelata una buona lettura, che ho portato a termine con assoluta calma. Ci ho messo addirittura settimane a finirlo ma non per colpa del libro in sé, semplicemente è il mio modo di affrontare la saggistica. Preferisco leggerla poco alla volta insieme ad altre letture.
 

Questo saggio sull’alimentazione è uno dei titoli nuovi della mia libreria, trovato sotto l’albero, ma che in realtà è stato pubblicato per la prima volta nel 1985. Lo faccio notare perché quando parla di vegetariani e vegani mi è sembrato un po’ datato. Ho l’impressione che negli ultimi anni siano aumentati (anche se non so dire quanto sia variata la percentuale) e comunque che le opzioni per coloro che seguono queste diete siano sempre più comuni. Inoltre, nonostante la maggioranza di onnivori, conoscere un vegetariano o un vegano non è certo inusuale, come in certi punti mi sembra sottintendere l’autore.

A parte questo credo rimanga un libro piuttosto attuale, perché Harris non discute certo di chi preferisce pollo o manzo, melanzane o zucchine, cola o aranciata. Il viaggio nell’alimentazione che ci presenta quest’autore e antropologo è molto più vasto. Il punto non è ricercare le preferenze personali, ma riscoprire le ragioni che ci sono dietro le consuetudini alimentari di interi popoli e religioni. Perché le abitudini e i tabù non sono dettati da puri gusti gastronomici ma questi tre punti (abitudini, tabù e gusti) sono il risultato di scelte logiche, razionali ma anche delle circostanze, del modo migliore, o uno dei migliori, per ottimizzare le calorie a disposizione. 

Inoltre, non si formano nel giro di poco tempo, ma occorrono molte generazioni, secoli, persino millenni, arrivando a modificare gli stessi corpi umani – basta pensare a quanto tempo è stato necessario perché si raggiungesse una così alta percentuale di adulti in grado di digerire il latte in Europa.

 

Partendo da questa idea, nei diversi capitoli scopriamo perché c’è chi non mangia maiali, chi non consuma latticini, chi evita carne di vacca, ma non solo. 

Perché per alcuni popoli certi insetti sono un buon pasto mentre per altri sono ripugnanti? E perché il migliore amico dell’uomo per alcuni è la portata principale? E che dire dei cannibali? Chi mangia carne umana e perché?

 

Vedremo inoltre come cambia anche il rapporto con gli animali stessi, a seconda della loro utilità: una vacca non mangiata assicura vitelli, latte e letame, quindi viene adorata; un maiale non mangiato non serve a niente, anzi, consuma risorse, ecco che diventa un abominio. 

[…] le principali preferenze e avversioni alimentari di quattro grandi religioni – induismo, buddhismo, ebraismo, islamismo – finiscono per favorire i rispettivi fedeli sia in termini nutritivi sia ambientali.

Come ho già accennato, il succo del libro è che gusti e scelte alimentari sono dettati da diversi fattori, ma ci sono sempre una o più ragioni che hanno portato a queste. Le preferenze, ma anche le regole religiose e morali, si formano dopo.

Ovviamente, bisogna tener presente dove queste religioni si sono originate, non dove sono diffuse oggi.

[…] le religioni trovano molto maggior seguito quando aiutano la gente a prendere delle decisioni che sanzionano delle pratiche già rivelatesi utili, ma non ancora a tal punto da escludere qualsiasi dubbio e tentazione.

Tutto questo senza dimenticare quanto siano importanti i fattori economici, gli interessi finanziari, per la loro influenza sull’alimentazione umana. In quanti casi oggi è considerato buona da mangiare ciò che è buono da vendere. Di questo tema fa solo qualche accenno e sarebbe sicuramente interessante approfondirlo, ma non è di ciò che tratta questo libro. 

Conclusioni

Ho trovato questo saggio interessante perché mi ha dato la possibilità di approfondire degli argomenti di dominio pubblico che sono tuttavia di solito relegati a mere preferenze culturali, dimostrando quanto sia complessa e varia l’alimentazione umana.

 


Traduzione: Piero Arlorio
Editore: Einaudi

Pagg. 251

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