Dio di illusioni di Donna Tartt – L’Antica Grecia nel Vermont


Dopo una lunga attesa ho finalmente letto questo libro, era uno dei miei propositi per l’anno nuovo e l’ho portato a termine. Be’, direi che sono a buon punto, no? 

Ne avevo sentito parlare molto ed ero molto curiosa di leggerlo, persino un po’ preoccupata di non vedere rispettate le mie aspettative. Per fortuna, le mie paure erano infondate. Dio di illusioni si è rivelata una bella lettura, davvero un ottimo auspicio per un anno ricco di letture interessanti.

 

Grazie alla scrittura della Tartt sono riuscita a immergermi completamente tra le pagine, tanto che, una volta aperto il libro, era difficile riporlo. Tuttavia, l’ho letto con calma, proprio per cercare di assaporarlo. A volte sono troppo impaziente e rischio di perdermi, salto con troppa fretta da una riga all’altra, senza assimilare le parole e la storia nel modo giusto. È un peccato, perciò mi sono ripromessa di essere più paziente.

La trama

Richard, un ragazzo californiano che cerca di sfuggire dalle sue origini, arriva in Vermont pronto a iniziare un nuovo percorso universitario. Ha da poco cominciato quando già vorrebbe cambiare corso, per unirsi a quello greco antico frequentato da cinque ricchi ragazzi e tenuto dal professor Julian. Quest’ultimo è molto selettivo con i suoi allievi, che conquista con il suo carisma, e sembra aver creato un mondo a sé stante.

I suoi studenti vengono seguiti da sguardi curiosi e il professore stesso è ritenuto una persona contraddittoria ma affascinante.

Questa piccola cerchia, che guarda con ammirazione al passato, può essere più pericolosa di quel che sembra. Alcol, droghe e riti dionisiaci portano i ragazzi per una brutta china e niente, credono, può fermarli.

L’omicidio, tuttavia, non è qualcosa che possa essere ignorato, nascosto sotto un tappeto, accartocciato in un angolo. Non importa quanto possano sentirsi superiori, intelligenti, persino nel giusto, un atto tale non può non lasciare segni, strascichi di una colpa che si protrae negli anni.

 

In questa storia troviamo quindi un omicidio, del mistero, un’amicizia stretta tra un poema e una traduzione, ma che non può non mostrare la sua fragilità. O meglio, mostra come un evento di tale forza possa impattare sulle persone e sulle vite. Un gruppetto di ragazzi che arriva a compiere un delitto, nella loro ricerca di sé stessi e del loro percorso, nel loro credersi superiori. Pensando anche di poterla fare franca, di non avere altra scelta, e forse riescono anche in qualche loro intento, ma non senza conseguenze.

Cielo lattiginoso, alberi che svanivano all’orizzonte, le montagne anch’esse scomparse. Le mani mi pendevano dalle maniche della giacca come se non mi appartenessero. Non mi abituai mai al modo in cui l’orizzonte, lassù, potesse semplicemente cancellarsi, lasciandoti abbandonato, alla deriva nel lacunoso paesaggio di sogno simile a uno schizzo del mondo conosciuto – il profilo di un singolo albero in luogo di un boschetto, lampioni e comignoli che mergevano fuori contesto prima che il panorama circostante fosse completo –; la terra dell’amnesia, una sorta di paradiso bislacco dove gli antichi punti di riferimento erano ancora riconoscibili, ma troppo lontani tra di loro, e sconnessi, divenuti terribili nel vuoto che li circondava.

La scrittura della Tartt è ricca e intensa, mi è piaciuta molto e sono curiosa di leggere altre sue opere. In Dio di illusioni ho trovato un’ambientazione ben riuscita, senza descrizioni eccessive ma quante bastano a immergervisi; dei personaggi ben delineati e diversi fra loro, ognuno con le sue particolarità. Credevo che il professor Julian sarebbe stato più presente, con più interazioni con gli studenti. Invece, rimane tutto sommato sullo sfondo, una figura ammirata, quasi venerata da alcuni, che ha avuto però una grande influenza su questi ragazzi.

 

Anche lui si sente superiore agli altri e vede solo ciò che vuole vedere, non si cura di ciò che non ritiene importante e questo non può non aver influenzato i suoi allievi. Non dimostra certo un livello morale superiore a loro.

E so che ho detto in precedenza che lui era perfetto: ma non era perfetto, ben lungi, anzi, da ciò; poteva essere sciocco e vanitoso, distante, spesso crudele, e noi lo amavamo ugualmente, a dispetto di tutto questo, a causa di tutto questo.

Ci concentriamo così su questi giovani, alle prese con le loro paure e i loro piani, che compiono credendo di essere nel giusto e quasi come fossero guidati da un burattinaio, o da un dio.

Rimaniamo immischiati nella lettura, non è possibile farne a meno, e li osserviamo mentre discendono sempre più in basso, segnati dalla colpa, dall’ossessione e dalla follia. Non li odiamo, nonostante quello che hanno fatto, solo un velo di tristezza per quello che avrebbe potuto essere e anche un po’ di disprezzo. Non posso non giudicare le loro azioni.

A un certo punto, il loro destino sembra quasi ineluttabile e diventano protagonisti di una loro tragedia. Con la gloria che ne compete ma anche con la sua inesorabilità, diventando degli alienati dal mondo.

 

Non so se possa piacere a tutti, qualcuno non lo ha gradito proprio per i suoi personaggi, egocentrici e complici nei loro delitti. Nonostante possa capire che non siano proprio simpatici, ho apprezzato il libro nella sua interezza, per la sua crudezza e  anche insensatezza di alcune loro decisioni, perché no. 

 



Traduzione: Idolina Landolfi
Editore: Rizzoli

Pagg. 622

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