Pandora di Susan Stokes-Chapman – Il vaso che non dovrebbe mai essere aperto


Un vaso pieno di misteri quello di Pandora, detta Dora, che mentre sogna e si impegna per diventare un’orefice deve assistere impotente allo sfacelo in cui sta cadendo l’emporio di antichità dei suoi genitori. Dopo la loro morte del padre e della madre, durante uno scavo in Grecia quando era solo una bambina, fu lo zio Hezekiah Blake a prendere le redini del negozio. Privo delle abilità e della caratura morale del fratello, Hezekiah tira avanti vendendo falsi e paccottiglia ai malcapitati che entrano nel negozio.

Un giorno, una grande commozione attende Dora al suo rientro all’emporio, lo zio ha la gamba bloccata sotto un cavallo e poco lontano da lui una cassa visibilmente incrostata da conchiglie e resti marini giace minacciosa. E perché mai dovrebbe esserlo? Gli uomini che l’hanno trasportata la giudicano maledetta ma Hezekiah pensa solo a quello che può ricavarci.

Prontamente chiusa in cantina dietro una porta sprangata, la cassa è celata agli occhi di Dora, insieme al suo contenuto.

 

Una ruota all’aria, il carro è fracassato, ma il carico… Sul selciato c’è una grossa cassa avvolta da una fune robusta, si notano chiazze color verderame qua e là, e valve di molluschi attaccate al legno.

 

Un romanzo avvincente con una protagonista decisa e indipendente, si legge d’un fiato perché non è possibile non lasciarsi coinvolgere dal mistero che circonda la cassa occultata nella cantina dell’emporio. Le atmosfere sono suggestive e l’alone imperscrutabile che circonda la cassa rimane vivo anche quando finalmente ne scopriamo il contenuto. Non è sufficiente sapere quale oggetto si celi al suo interno, ma la sua storia.

Ho apprezzato come l’autrice sia riuscita a trasportarci nella Londra georgiana (la storia è ambientata nel 1799) descrivendo il mondo in cui è costretta a sopravvivere Dora. Certo, non è possibile non notare la visione moderna della Stokes-Chapman, che ci regala una protagonista che sogna l’indipendenza economica e il successo nella carriera, che non segue l’etichetta della sua epoca con particolare meticolosità, ma questo non toglie niente al fascino della storia. Anzi, non possiamo fare a meno di ammirare Dora per il suo desiderio di nuotare controcorrente, di iniziare una rivoluzione che tarda ad arrivare, e con la sua forza d’animo che non l’abbandona neanche nei momenti più bui.

Sono rimasta meno colpita da Lawrence, il protagonista maschile, benché non abbia niente di particolare contro di lui, non lo ritengo degno di gran nota ma è un’opinione puramente personale.

Avrei qualcosa da ridire invece sul finale, che ho trovato leggermente affrettato. Non che ci fosse bisogno di chissà cosa, e comunque abbiamo una conclusione, non preoccupatevi, ma avrei gradito un po’ più di calma. Qualche pagina in più sarebbe stata sufficiente.

Mi sarebbe piaciuto avere anche qualcosa di più sul mistero in sé stesso. Non voglio dire altro perché non desidero spoilerare niente a nessuno, ma avrei voluto vederlo più approfondito. Questa però è una riflessione fatta con il senno di poi che mentre leggevo non mi ha disturbata e non ho notato più di tanto.

 

È sicuramente un romanzo piacevole e scorrevole che tiene incollati alle pagine con personaggi che, in generale, non ritengono indimenticabili e una coppia per la quale non facevo il tifo. Rimane una bella avventura, da gustarsi senza pregiudizi e assaporare fino in fondo.

 



Traduzione: Massimo Ortelio
Editore: Neri Pozza

Pagg. 364

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