Il conte Luna di Alexander Lernet-Holenia – L’ossessione della colpa


È piuttosto difficile parlare di questo libro, non ho ancora capito se mi sia piaciuto o meno. Provo sentimenti contrastanti perché, benché i suoi lati positivi, non sono stata conquistata e volevo arrivare alla fine per le ragioni sbagliate.

Una cosa è indubbia, la scrittura di Lernet-Holenia è davvero bella, leggerlo è un piacere da assaporare con tranquillità. Ho apprezzato molto certi suoi passaggi, che ho trovato poetici e evocativi.


Il sole del pomeriggio illuminava la parete di fronte, e il suo riflesso riverberava nei due angusti locali della biblioteca, facendo risplendere le dorature degli scaffali barocchi e le iscrizioni dorate sui dorsi dei libri che vi erano allineati. Un orologio ticchettava e frazionava il tempo, che lì non passava bensì perdurava. Perché quando era trascorsa un’ora, o anche due, non per questo si era fatto più tardi, in realtà il tempo era sempre lo stesso, anzi, avrebbe potuto essere perfino quello di un’ora o due prima. In altre parole: le porzioni di tempo che il ticchettio dell’orologio frazionava erano intercambiabili, lo scorrere del tempo lì non aveva nessun verso, nessuna direzione precisa; formava, all’incirca come l’Acheronte, un lago che dopo essere fluito dappertutto all’improvviso si arrestava; e quando si prendeva un libro dagli scaffali ci si poteva ritrovare nel diciannovesimo o nel ventunesimo secolo anziché nel ventesimo, il secolo in cui davvero si stava leggendo… 

 

La trama

 

La storia parla di Alexander Jessiersky, un imprenditore austriaco ossessionato dal Conte Luna, cui nel 1940 fece un gravissimo torto, seppur non intenzionalmente. Conscio della sorte del Conte, Alexander è sicuro che lo cercherà per vendicarsi e passa così anni a guardarsi le spalle, a sussultare a ogni rumore sospetto nella sua stessa casa. Più passa il tempo più la sua diventa una vera e propria ossessione, un incubo dal quale non riesce a svegliarsi e lo consuma. Non ha più vergogna, non ha più una morale, non ha più amore per la moglie e i figli. Arriva a un punto in cui per lui non esiste nient’altro, solo il Conte Luna e la necessità di ucciderlo o sfuggirgli definitivamente.

Le catacombe di Pretestato sembrano il luogo perfetto per scappare.

 

La caduta di Alexander e la fissazione che non gli dà pace sono raccontate magistralmente, la follia che sembra alla fine coglierlo è un vero dramma filosofico dove vita e morte sono messe in discussione. Tutto ciò mi è piaciuto, anche se credo che dovrei rileggermi qualche pagina finale per cercare di capirlo meglio, ma come ho anticipato non sono stata conquistata da questo libro.

Penso che sia una questione di gusto personale, perché ho trovato le digressioni dell’autore un po’ troppo lunghe e pesanti. La prima cinquantina di pagine serve praticamente (ma non solo) a farci conoscere, a rendere nostri, i protagonisti, ma per me risalire di tre generazioni è stato un po’ troppo e dopo un po’ ho iniziato a confondermi e a perdere interesse per i vari avi. In seguito non si smentisce e continua a divagare anche in altri punti. È un libro di 174 pagine ma mi è sembrato molto più lungo.

Inoltre, sono stata tratta in inganno dalla quarta di copertina, dalla quale avevo dedotto che le catacombe di Pretestato avrebbero avuto un ruolo ben più centrale, già mi immaginavo qualche oscuro mistero nelle viscere della città di Roma. Invece, il loro ruolo, benché importante per la storia, è marginale, relegato alla conclusione. La storia, come ho detto, si incentra sull’ossessione di Alexander. È scritta molto bene, ricca di dettagli sui personaggi, con sullo sfondo la guerra che passa in secondo piano per Alexander. Purtroppo le mie aspettative erano diverso e questo ha un po’ guastato la lettura.

 

Conclusioni

 

Lascio a voi decidere se leggerlo, non volevo anticipare niente ma non voglio che qualcun altro inizi questo libro con le aspettative sbagliate. Anche se il romanzo non ha vinto il mio cuore, la penna di Lernet-Holenia l’ha fatto e perciò leggerò altro di suo in futuro.

 



Traduzione: Giovanna Agabio
Editore: Adelphi

Pagg. 174

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