Il meglio di Roald Dahl

Traduzioni di Fabrizio Cocco, Giovanni Garbellini, Paola Uberti Del Freo e Attilio Veraldi
Le Fenici
454 pagine

Rieccomi riemergere da questa scorpacciata di Roald Dahl, cosa che non facevo dai tempi de Il GGG. Come ho già detto parlando del suo altro libro che ho letto, Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra, l’autore di questi racconti è diverso da quello de La fabbrica di cioccolato. Non si tratta, infatti, di una raccolta per bambini.
Una storia dopo l’altra, Dahl ci sorprende con la sua invettiva e il suo cinismo. Sembra quasi osservare il mondo da un’angolazione diversa e ce lo presenta con strani spaccati surreali. Sono come dire, inaspettati, riesce a sorprendere. I suoi racconti simulano indifferenza e non sembrano imporci cosa provare, ma alla fine sono sicura che arriviamo proprio dove voleva Dahl.
Alcuni mi sono piaciuti più di altri, come ad esempio: La scommessa (voi vi giochereste le vostre dita?), Palato (sembra che giocare d’azzardo piaccia a molti, ma non si deve puntare troppo), Un piccolo tuffo (ancora il gioco, in qualche modo, ma non impara nessuno…), Cosciotto d’agnello, L’ascesa al cielo (non dico niente per non rivelare il finale), Il diletto del pastore, L’affittacamere (questo mi è piaciuto molto, reso inquietante da come Dahl scrive con apparente noncuranza), Mrs Bixby e la pelliccia del colonnello.

È una lettura piacevole, possono essere un intermezzo tra un libro e l’altro o tenere compagnia nei ritagli di tempo senza impegnare a lungo.

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