I vichinghi di Jomsborg e altre Saghe del nord – a cura di Alessandro Mari Catani

Sansoni
250 pagine

Sono rimasta piacevolmente sorpresa da quest’antologia, che mi ha dato la possibilità di farmi una prima idea sulle Saghe del nord. Ma procediamo con ordine.

Il libro si apre con una bellissima introduzione che copre la prima cinquantina di pagine.

Quando pensiamo ai vichinghi l’immagine che abbiamo in mente è alquanto stereotipata, completa di elmi con le corna e quant’altro. I vichinghi erano in realtà mercanti, esploratori, navigatori, e più che alle razzie in sé erano interessati alla terra. Quello che volevano era un posto dove stabilirsi e l’Islanda era l’ideale. Una terra spoglia e lontana pronta per essere chiamata casa, che però non era esattamente il luogo in cui ritirarsi per tutta la vita, quanto quello dove poter sempre ritornare. Quindi l’Islanda fu così colonizzata dalle genti del nord (che lasciavano le loro terre d’origine per le più svariate ragioni – in prevalenza norvegesi) e l’isola fu interamente occupata.

                         Vichinghi…più o meno…
Per passare ora alla letteratura islandese, A. Mari Catani ci tiene a sottolineare che agli islandesi non va semplicemente il merito di aver conservato, continuando a copiare, le vecchie storie dei popoli germanici, scandinavi e continentali. Desidera anche mettere in luce l’originalità di questo popolo. In primo luogo fino al XIII secolo la lingua usata nei testi islandesi era il norreno (non il latino), cioè la stessa lingua comune usata in tutto il nord. Lingua rimasta quasi invariata fino all’islandese odierno, a differenza dello svedese, del danese e del norvegese (l’autore paragona la difficoltà per un islandese odierno a leggere un’antica Saga alla nostra a leggere Il Principe di Machiavelli). Altro punto originale è che questa letteratura non si limitò alla conservazione ma continuò a svilupparsi accogliendo le novità mano a mano che si profilavano, così vecchio e nuovo si fusero.

Il temine saga in islandese antico e moderno significa storia.
Es:
Saga Islands è Storia d’Islanda
Saga romversku rikisins è Storia dell’Impero Romano

Quindi una saga è una storia, ma può essere anche un racconto. Infatti, è un termine che tutti conosciamo poiché parte del linguaggio comune, e sta a significare racconto epico (le vite di molti personaggi sparsi su più generazioni).
Esistono diversi generi di Saghe e quest’ antologia in particolare è dedicata alle

Islendinga sögur è Saghe degli islandesi

Si tratta di Saghe familiari di coloro che vissero in Islanda tra il X e XI secolo circa. Come potrete immaginare non bisogna prendere questi racconti come opere storiche realistiche, furono messe per iscritto solo nel XIII secolo (e solo poche opere risalgono a quel periodo, altre sono solo copie posteriori e ognuna può differire dalle altre). Esse possono tuttavia parlarci di un popolo, dei luoghi che abitavano e di quello in cui credevano. Inoltre, nei testi, personaggi e fatti storici possono comparire mischiati al resto creato dalla fantasia.
Una domanda che molti si porranno sarà: chi sono gli autori di queste Saghe?
Sono anonimi. Sono state fatte ipotesi attendibili solo per poche opere.
Quello che si può affermare è che furono scritte da cristiani, si può infatti notare come ci tenessero a fare intendere la superiorità della loro fede e cultura cristiana. Dobbiamo ricordarci che sia in Islanda che in Europa erano in pochi quelli che sapevano scrivere, che conoscevano il latino e potevano accedere ai Classici e alle Sacre Scritture (in Islanda la strada alla letteratura fu aperta dalla copiatura dei testi agiografici, che li aiutò a sviluppare uno stile letterario). Infatti, gli importanti centri culturali in Islanda erano le due sedi vescovili (una a sud e una a nord) e alcuni monasteri.

Vediamo ora alcune caratteristiche delle Saghe, che potevano in qualche modo essere collegate fra loro, tramite i luoghi o i personaggi che compaiono in più di una.
Una cosa che salta immediatamente all’occhio è la genealogia, fondamentale per gli antichi islandesi. Erano classisti e perciò le parentele erano sciorinate a ogni occasione.
Un esempio:

“Gunnar si chiamava un uomo. Egli era un parente di Unn. Rannveig si chiamava sua madre che era figlia di Sigfus figlio di Sighvat il Rosso. Il padre di Gunnar si chiamava Hamund ed era figlio di Gunnar Baugsson. La madre di Hammund si chiamava Hrafnhild: ella era figlia di Storolf figlio di Hraeing.” ...e così via…

In questo caso sono particolarmente prolissi perché Gunnar è uno dei protagonisti de La Saga di Njal, ma avete capito il genere. Certamente sapere chi era parente di chi può essere una forma di collegamento, perché magari uno dei nomi citati compare anche in altre Saghe.
I personaggi presentati erano poi descritti molto bene fisicamente e devo dire anche caratterialmente, grazie ai pochi tratti usati possiamo arrivare a immaginarli davanti noi senza sforzo.
Ecco la descrizione di Gunnar da La Saga di Njal:

Un’alabarda.    
“Era di bell’aspetto e di carnagione chiara, col naso dritto, appena piegato in su alla punta, occhi azzurri e penetranti, guance rosse, capelli folti fluenti e di un bel colore. Egli era un uomo di buone maniere, pronto a tutto, generoso ed equilibrato, fedele con gli amici ma attento nella loro scelta.

Il tutto veniva poi immerso in un’atmosfera di asciutto realismo. Va tenuto conto che l’attenzione era data all’azione, non allo sfondo e ciò che circondava i personaggi.
Un’altra caratteristica interessante e che possiamo facilmente notare è l’ironia che a volte compare. Può essere una scena descritta, o le parole di qualcuno, o un misto delle due cose.
Ecco una scena da La Saga di Njal:

“Gunnar vide una tunica rossa pararsi davanti alla sua finestra e gli affondò un colpo d’alabarda nella pancia. Thorgrim perse l’equilibrio, lasciò andare lo scudo e rotolò giù dal tetto. Poi va da Gizur e dagli altri, che erano seduti in terra. Gizur lo guardò e disse:
“Allora: Gunnar è in casa o no?”
Risponde Thorgrim:
“Questo, scopritelo da soli; di una cosa sono sicuro: la sua alabarda c’era” e cadde giù morto.”






Le Saghe islandesi presenti nell’antologia vogliono essere solo una rappresentanza di quelle esistenti, come i brani di ognuna riportati. L’autore ci introduce di volta in volta ogni Saga e questo, ovviamente, facilita la comprensione dei testi.

La Saga dei Vichinghi di Jomsborg
Le storie legate a questa Saga erano molto diffuse nell’Antico Nord e sono ambientate tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI, in Danimarca, in Norvegia e nel Baltico.
Jomsborg è il luogo che i vichinghi di questa Saga usano come base dei loro spostamenti.

La Saga di Grettin
A differenza di altre Saghe in questa ci sono molti personaggi e un unico protagonista (Grettin), mentre in genere ne hanno più di uno.
Questo eroe combatte anche contro esseri soprannaturali come giganti, troll e spettri; è un uomo valoroso ma perseguitato dalla sfortuna.

La Saga di Njal
È considerata tra le più belle Saghe del nord e sono presenti più di 700 personaggi sparpagliati su di un secolo di storia. Nonostante questa sua complessità e varietà risulta coerente e armoniosa.
Una prova della sua popolarità è che sono giunte fino a noi diverse redazioni.
Njal, come il già citato Gunnar, è uno dei protagonisti.

La Saga dei fratelli giurati
Racconta le avventure di Thorgeir e Thormod, legati da un giuramento di fratellanza.
È una delle più antiche Saghe islandesi e, composta intorno al 1200, ricopre 35 anni (dal 995 al 1030).

La Saga della gente di Laxdal
In questa l’autore dedica maggiore attenzione alla descrizione di oggetti (come una spada) e all’abbigliamento delle donne. Inoltre vi è più spazio ai ruoli femminili.

La Saga di Egil Skalla-Grimsson
Composta intorno al 1230, il protagonista è un grande guerriero e poeta (si salva anche grazie alle sue parole).
Inizia a metà del IX secolo in Norvegia e copre circa 150 anni.

Per concludere, questa è una pubblicazione che ha fatto i suoi anni (la copia che ho è del 1982) e sicuramente in commercio ci saranno altri materiali più interessanti, ma sono felice che mi sia capitata tra le mani perché non ha fatto altro che risvegliare il mio interesse per l’argomento.

All’inizio ero un po’ delusa di non aver a disposizione le Saghe complete ma volendo potrò procurarmi quelle che m’interessano di più. Intanto, per una neofita come me, è stata l’ideale per avvicinarmi a questo genere e l’introduzione, così accurata, è stata davvero molto utile e interessante. Anzi oserei arrivare a dire che l’aver spaziato in questo modo da un racconto a un altro ha mantenuto vivo il mio interesse.

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