Il dilemma dell’onnivoro – Michael Pollan

Traduzione di Luigi Civalleri
Adelphi
436 pagine

Sono ormai anni che il cibo è di gran moda. Siamo tutti ossessionati da quello che mangiamo ed è tutto una degustazione o una dieta. Ma sappiamo davvero cosa introduciamo nel nostro corpo? Quanti di noi ci fanno davvero caso?
La domanda è meno ovvia di quanto si pensi, perché non basta comprare carne e verdure e cucinarsele da sé per dire di sapere come ci si nutre. Quelle verdure come sono state coltivate? E il vitello, com’è stato a sua volta nutrito? Quali pesticidi, quali antibiotici, sono stati utilizzati? Perché tutto ciò arriva a noi.
Comincia così il dilemma dell’onnivoro, nato con la possibilità di mangiare sia la flora che la fauna. Consumare svariati alimenti dava sicuramente molti vantaggi, ma creava mille dubbi su cosa fosse commestibile o meno in un mondo in cui potenzialmente tutto era a disposizione.
L’uomo moderno invece di cacciare in savane e foreste, si avventura in un territorio forse ancora più complesso: il supermercato. Cibi freschi, cibi congelati, scatolame, vasetti. Una varietà di prodotti e d’ingredienti che in genere ignoriamo, limitandoci a seguire il gusto o un esame superficiale.
Pollan osserva come ci nutriamo, passo dopo passo, seguendo tre catene distinte: la catena industriale (cibi comprati al supermercato), la catena pastorale (dove paragona il biologico industriale e il produttore che vive ascoltando la natura), la catena personale (il pasto del cacciatore e raccoglitore).
Il saggio di Pollan si concentra sugli Stati Unti e non so quali siano le differenze con il mercato europeo, ma sicuramente rimane un importante spunto di riflessione e c’è una conclusione fondamentale valida anche per noi: costa di più mangiare in modo salutare che limitarsi al cibo spazzatura.


Nota: ammetto di non aver finito completamente il libro, verso le ultime pagine, capita ormai la solfa, le ho sfogliate leggiucchiandole qua e là, riprendendo poi la conclusione.

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