Le ateniesi – Alessandro Barbero
Mondadori
211 pagine
Ho scelto questo libro
principalmente per l’ambientazione, Atene del 411 a.C. Mi affascinava l’idea di
una storia ambientata a quel tempo.
Fuori città vivono due
contadini vicini e amici, Trasillo e Polemone. I due vecchi sono reduci di
guerra, gli ateniesi sono anche in quel momento in lotta con gli spartani, e
pur non essendo mai stati ricchi la loro situazione è ancora peggiorata. Hanno
due figlie, Glicera e Charis, delle quali non si occupano molto poiché sono più
interessati a discutere di politica.
Intanto, un ricco di
nome Eubolo che ha la casa di campagna non lontano dai contadini complotta
insieme a degli amici per liberarsi della democrazia e instaurare la tirannide,
desiderio anche di altri agiati cittadini.
Charis e Glicera sono
giovani e forse un po’ ingenue per questo, perciò quando il giovane Cimone,
figlio di Eubolo, le invita nella sua casa con una scusa non credono che possa
succedere niente di male. E sarebbe anche così, ma Cimone è arrogante e più
crudele di come appare, una volta raggiunta la casa per le ragazze inizia un
incubo e i padri sono lontani in città ad assistere alla Lisistrata.
Ci sono quindi due
storie che viaggiano insieme, una è la tragedia di Aristofane che Alessandro
Barbero non solo ci racconta con i movimenti e i gesti degli attori, ma anche
con le reazioni e i pensieri del pubblico. L’altra è più concreta e accade in
una casa di campagna fuori Atene.
Due drammi su due scene
diverse che fanno emergere il classismo, la misoginia, lo schiavismo e una
crudeltà lontani dalla nostra quotidianità (o almeno si spera) ma vicini alla
loro. Quest’opera porta alla luce le lotte interne a una società che per quanto
possa essere ammirata oggi, aveva i suoi lati oscuri.
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