Lovecraft zero – I migliori racconti in una nuova traduzione

A cura di Massimo Spiga
Arkadia
198 pagine

Eccomi tornare da lui, King mi ha fatto provare nostalgia di Lovecraft. Tenevo in serbo questo libro per il momento giusto, eccolo arrivato.

Una cosa interessante di questo libro sono le sezioni in cui è diviso, perché in esso non vi troviamo solo dei racconti di H. P. Lovecraft. Procediamo con ordine.

La prima sezione è «dedicata ai migliori racconti dell’autore precedenti al 1926».  Questa data è stata scelta perché in seguito muterà il suo stile, che diventerà sempre più realistico. Il suo realismo, però, è sempre al servizio del weird, serve per creare l’illusione che tutto sia reale, anche quando è l’immaginazione l’artefice di tutto.

Ecco i racconti di Lovecraft:

·       Dagon (1917)
Un racconto molto breve ma intenso.
·       Nyarlathotep (1920)
Un vero incubo.
·       Dall’oblio (1920)
Ritorniamo al mondo del sogno.
·       Altrove (1920)
Avevo già letto questo racconto perché fa parte della raccolta Il profeta dell’incubo. Mi ha fatto comunque piacere rileggerlo e ritrovarvi intatte le stesse sensazioni.
·       Il tempio (1920)
Affascinante, viene da chiedersi se davvero possa esserci qualcosa nascosto sui fondali marini.
·       Città senza nome (1921)
Suggestivo e terrorizzante. Il senso dell’avventura è sempre ben presente.
·       Estraneo (1921)
Mi è piaciuto molto. Misterioso e agghiacciante, riesce a mantenere un crescendo di incertezza per tutta la durata.
·       Il rito (1923)
Anche in questo le atmosfere fanno da padrone.
·       Il richiamo di Cthulhu (1926)
Un vero terrore trasuda dalle parole del narratore.
Questi racconti sembrano testimonianze realistiche e connettono l’uno con l’altro, grazie ad accenni e nomi.

La seconda sezione s’intitola Il culto della saggezza stellare. È dedicata ai precursori e agli epigoni di Lovecraft e contiene quattro racconti di altrettanti autori.

·       Il segno del giallo di Robert W. Chambers (1895)
Non l’ho trovato speciale. Mi è sembrato comunque che l’atmosfera e le sensazioni che l’autore ha cercato di evocare fossero simili a quelle di Lovecraft.
·       Segugi di Tindalos di Frank Belknap Long (1931)
Ho trovato il racconto di quest’autore migliore del precedente. È interessante anche l’idea dietro la storia, legata al tempo e ai poteri della mente.
·       Sette catene di Clark Ashton Smith (1934)
Anche questo racconto riprende gli insegnamenti del solitario di Providence e devo dire che riesce nel suo intento almeno un po’.
·       Dio senza volto di Robert Bloch (1936)
Qui c’è un chiaro rimando: il caos strisciante, Nyarlathotep. Una bella interpretazione. Un libro di fantasia creato e citato da Bloch è ripreso da Stephen King in A volte ritornano. Mi piace trovare queste interconnessioni tra autori diversi.

La terza sezione si chiama Appendici.
Inizia con uno scritto di Lovecraft sul Necromicon, del 1927, dove parla delle sue origini. Sono solo due pagine ma introducono bene questo libro maledetto.
In seguito, troviamo dei frammenti di lettere. Sono interessanti perché ci mostrano una sorta di sentiero letterario da lui percorso, di com’è arrivato al genere weird. Sono spezzoni della sua vita, della sua personalità, delle sue idee. Ci permettono un primo scorcio sull’autore e credo che questo porti anche a una migliore comprensione delle sue opere. La mente dietro lo scritto.


Ho apprezzato questo libro perché oltre ad offrire i racconti di H. P. Lovecraft mi ha permesso di conoscere altri autori a lui in qualche modo legati e le storie che ne fanno parte. Sono l’ideale per avvicinarsi all’universo lovecraftiano. I frammenti di lettere alla fine apportano un importante contributo alla comprensione di quest’ultimo.

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