Chajing - Il canone del tè – Lu Yu
A cura di Marco Ceresa
Testo originale a fronte
Quodlibet
226 pagine
Non sono mai stata
troppo meticolosa nella preparazione del tè, ma ho i miei infusi preferiti ed è
il compagno ideale di un buon libro. Quanti litri di tè e quante pagine
consumati insieme.
Questo libro mi ha
subito incuriosita perché è stato scritto intorno alla metà dell’VIII secolo.
Leggere uno scritto così antico e di una cultura così lontana, è una vera
esperienza.
Lu Yu visse in Cina tra
il 733 e l’804, fu un letterato e un poeta con una vera passione, o addirittura
una venerazione, per il tè che lo ha portato negli anni a diventare non solo un
maestro, ma un dio nella preparazione di questo infuso. Si è guadagnato questo
titolo grazie al trattato discusso in questo post: Il canone del tè, che è la prima monografia della storia sul tè, su
come coltivarlo, prepararlo e berlo.
Non importa dove o per
chi lo si prepari, il fine è sempre lo stesso: la ricerca della perfezione, che si cerca attraverso gli elementi
utilizzati e il loro equilibrio. In questo scritto troveremo indicazioni
tecniche precise e rimandi letterari, il tutto darà a coltivatori e mercanti un
testo di riferimento che prima non hanno mai avuto. È il primo del suo genere e
in seguito si ispireranno a lui un centinaio, ma l’opera di Lu Yu rimarrà la
più importante.
Anche se per me è
ovviamente incomprensibile, mi piace avere il testo originale a fronte, e le
note alla fine sono estremamente utili, se non fondamentali, per una migliore
comprensione del trattato. Di molto parole ne ignoreremmo l’importanza e il
significato senza.
L’opera è divisa in tre
capitoli. Nel primo troviamo le Origini del tè, della pianta ma
anche dei caratteri con cui si scrive. Per poi parlare dei terreni migliori, i
germogli e le foglie da preferire. Sono menzionati anche gli effetti positivi e
negativi, che possono variare a seconda di dove è stata effettuata la raccolta,
della qualità e della lavorazione. In seguito Lu Yu passa agli Strumenti,
che non è stato facile immaginare nonostante le spiegazioni, e alla Lavorazione,
dove scopriamo che anche giudicare un tè può essere un’arte.
Nel secondo capitolo troviamo
gli Utensili.
In ogni descrizione dei tanti oggetti necessari alla preparazione si può notare
estrema cura ma anche semplicità. Sono descritti con precisione, ognuno ha uno
scopo preciso, la sua forma, il suo materiale.
Tratto dal Bencao pin cui jin yao, ovvero Elementi essenziali della farmacopea ordinati secondo qualità ed efficacia (1505) |
Al terzo capitolo si
arriva a parlare finalmente della Preparazione dell’infuso, che
credetemi, richiedeva il suo tempo, e poi della Degustazione della bevanda,
che doveva anch’essa essere svolta nel modo corretto. Si passa poi agli Aneddoti,
dove sono raccolte citazioni riguardanti il tè. Ho trovato interessante che il
più antico riferimento certo all’infuso del tè come bevanda risalga al III
secolo. Infine c’è un elenco delle Aree di produzione, dove è segnalata
anche la qualità, poi delle Generalità, dove spiega che nei
boschi si può fare a meno di alcuni utensili, «Ma se in una città, alla presenza di un re o di un duca, manca anche
uno solo dei ventiquattro strumenti prescritti, allora è meglio rinunciare del
tutto a preparare il tè.»
Questo libro è stata una
curiosità interessante, che fa comprendere anche a noi, 1200 anni dopo, che c’è
molto altro oltre a una bustina in fondo a una tazza.
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