Il fiero pasto – Antropofagie medievali – Angelica A. Montanari

Il Mulino
238 pagine

Quello della Montanari è un saggio fuori dal comune, almeno per me, che mi ha portata, come differenzia l’autrice stessa, alla scoperta dell’antropofagia – letteralmente «mangiare l’uomo» - e del cannibalismo – nutrirsi di esseri della stessa specie.
Queste due pratiche sono menzionate nel corso del Medioevo, dove la realtà si mescola alla fantasia: orchi e lupi mannari, ma anche buoni cristiani. L’autrice si muove tra i primi secoli del cristianesimo fino alle soglie dell’età moderna, ricavando le sue informazioni da diversi documenti: cronache, fonti normative, trattati medici, testi teologici, immagini e narrazioni letterarie…
Anche se occorre esaminare accuratamente queste fonti e saperle anche interpretare, non possiamo relegare ogni evento all’immaginazione e all’esagerazione. Il cannibalismo è presente nella storia e comparve in diverse circostanze. Come nei casi in cui fu dettato dalla fame (scatenata da carestie e assedi), o nelle rivolte popolari (dove il divorato è il tiranno o un suo sostituto) dove l’antropofagia non è dettata dalla necessità ma è un rituale.
Non vi sorprenderà la sua presenza nella letteratura, dato l’alto valore simbolico. La donna innamorata che si nutre inconsapevolmente del cuore dell’amato, o il nutrirsi del cuore del nemico per assimilarne le virtù.
Sono rimasta colpita, invece, dall’uso fatto dei corpi (santi e non) nella medicina. Preparati di tutti i tipi fatti con parti, liquami e quant’altro di cadaveri, fino ad arrivare al consumo diretto di carne umana essiccata per curarsi.
Madri antropofaghe nell'assedio di
Gerusalemme, Libro d'ore, 1340 ca.
Non stupisce di certo che il cannibalismo fosse usato come accusa contro religioni, popoli avversari, per screditarli e fornire un’altra giustificazione al loro annientamento. Mi sembra che quest’atto, questa bestialità, potesse un po’ essere reinterpretata a piacimento. Negativamente se praticata da altri, con una connotazione in qualche modo positiva quando sono i “buoni” a compierla, diventando un simbolo di forza e di assorbimento del nemico.

Certo, non tutti i casi di carestia avranno portato al cannibalismo, ma sicuramente ce ne saranno stati. Le rivolte erano meglio documentate e non ci sono dubbi su come la medicina si servisse dei corpi morti. In conclusione, benché l’antropofagia non fosse certamente una pratica diffusa, non si possono negare le tracce lasciate sul percorso dell’umanità.
Un saggio affascinante, su un argomento ancora oggi considerato un tabù, ma che comunque fa parte della nostra storia, più profondamente di quanto possiamo immaginare.


Una curiosità, potete trovare un’intervista a Angelica Aurora Montanari sul sito letture.org.


Supplizio di Andronico Comneno, Historia, 1470-80.

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