Pizzeria Kamikaze di Etgar Keret – Viaggio nell’assurdo


Poche volte è possibile descrivere un libro con una sola parola ma in questo caso mai termine fu più azzeccato.


Assurda. Questa raccolta di racconti è assurda. Li ho letti volentieri uno dopo l’altro, godendomi le bizzarre e nere avventure contenute, senza fermarmi neanche una volta a chiedermi quale fosse il messaggio dell’autore. Vi prego. Non fatelo neanche voi. Leggete queste storie senza farvi troppe domande, per una volta che è possibile.


Ma, se nonostante tutto vorrete scervellarvi, vi prego di tornare qui e parlarmene. Perché sarei davvero curiosa di sapere che cosa di logico sia possibile tirar fuori da queste pagine. 

Intendiamoci, hanno un inizio, uno svolgimento e una fine, ma c’è poco da scervellarsi su significati reconditi.

Così è come ho scelto di leggerle e così si chiude la faccenda per me.

I racconti

Detto questo, alcuni racconti mi sono piaciuti di più di altri e uno non l’ho proprio compreso e neanche apprezzato. Vabbè, capita. È una raccolta che merita di essere letta.

Un libro per quando volete rilassarvi, senza pensieri, al mare sotto il sole e quindi col cervello già un po’ in pappa, o in metro mentre venite trasportati verso la vostra meta, o mentre aspettate l’amico ritardatario. Mentre bolle l’acqua. Ogni momento è buono per questa raccolta e non sarà mai fuori luogo.


Riassumendo: racconti assurdi, surreali, con strani personaggi e, come dice la quarta di copertina, macabri al punto giusto. Per farvi sempre sorprendere.


  • Asma – brevissimo.
  • Colla pazza – sulle relazioni di coppia, potremmo dire.
  • Tubi – ognuno ha il suo posto.
  • Il centro vacanze Kneller – il più lungo, occupa qualche decina di pagine, e il più bello. Nel limbo dei suicidi la “vita” va avanti, non è brutta ma non è bella, è… un limbo, ma si può fare sempre qualcosa per smuovere le cose.
  • Storia di un autista di un autobus che voleva essere Dio – un po’ triste.
  • La follia di Nimrod – strani amici.
  • Un souvenir dall’inferno – si vive con quel che si può.
  • Utero - ??? non so cosa dire. Davvero.
  • Un buco nel muro – i desideri si avverano? Quali?

 

Quando si parla di vita dopo la morte, di cosa c’è o non c’è, a essere sinceri non me ne sono mai fatto un’idea. Quello che è certo è che anche quando pensavo che ci fosse qualcosa immaginavo dei suoni tipo sonar, e gente che fluttuava nello spazio, mentre qui, non so, più che altro mi ricorda via Allenby. Il mio coinquilino, il tedesco, dice che questo posto è Francoforte sputata. Probabilmente anche Francoforte è un po’ un buco. 


Conclusioni

Non ho ancora molto da dire perché finirei per ripetermi. È stata una lettura interessante, curiosa, diversa dal solito e, perché no, anche divertente. La consiglio per uscire dalla propria comfort zone.




Editore: Feltrinelli
Traduzione: Alessandra Shomroni

Pagg. 118

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