La figlia del boia e il diavolo di Bamberga – Oliver Pötzsch

Traduzione di Metella Paterlini e Roberta scarabelli
Neri Pozza
632 pagine

È il 1668 e Jacob Kuisl, il boia di Schongau, è in viaggio con figlie, genero e nipotini per raggiungere Bamberga. L’occasione è il matrimonio di Bartholomeus, suo fratello e boia della città, ma soprattutto desidera rivedere il figlio che sta facendo un apprendistato dallo zio.
Ancora prima di arrivare a destinazione si rendono conto che qualcosa non va a Bamberga, resti umani mutilati continuano a essere trovati e il terrore percorre le vie della città da giorni.
Sembra che si aggiri un lupo mannaro che oltre la paura di un mostro, porta anche quella di un ritorno ai processi alle streghe di Bamberga avvenuti una quarantina di anni prima.
Come rimarranno invischiati in questi fatti i protagonisti? E come potranno salvarsi da una città spaventata e suggestionabile?

Questo è l’ultimo libro di una serie ma il primo che leggo. Vedrò sicuramente di procurarmi gli altri.
Ho trovato interessanti e ben fatti l’ambientazione e i personaggi. Il ritmo è abbastanza sostenuto e riesce a mantenere una certa suspense.
Mi ha incuriosita, facendomi notare una professione e un periodo storico sui quali non mi ero mai soffermata. Potrebbe anche dare inizio ad altre letture.

È da notare che i Kuisl sono degli antenati dell’autore, Oliver Pötzsch. Essi erano effettivamente boia a Schongau (dall’XI al XIX secolo secondo Wikipedia).
Una volta, infatti, i mestieri si ereditavano e come i protagonisti del libro ci insegnano, erano una condanna da passare di padre in figlio ma non solo. Tutti i famigliari ne erano in qualche modo toccati e non era possibile aspirare ad altro per loro, poiché il mestiere di boia era ritenuto infame quanto necessario.


Consiglio sicuramente questo giallo storico e sono curiosa di leggere il romanzo d’esordio.

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