La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier – Un libro delicato che dona forza al cuore e alle speranze

A volte non si è sicuri di quale lettura si voglia intraprendere, è stato così per me quando ho iniziato questo libro. Avevo appena finito Frankenstein e volevo qualcosa di bello ma leggero da gustarmi con calma, in queste serate fredde e buie.

Avevo La ricamatrice di Winchester in libreria, un libro che non ho comprato io ma mi è stato passato, e visto che ne avevo già letto uno di quest’autrice – Strane creature, che mi era piaciuto – ho pensato di riprovare.

Sono stata contenta della mia scelta e ora mi è venuta voglia di recuperare anche altri suoi libri. Anche se sono solo a quota due, ho apprezzato le sue protagoniste forti e indomabili, che non si accontentano di seguire i dettami della società del loro tempo e vogliono scegliere il loro percorso. Pur rimanendo consce delle difficoltà che potrebbero incontrare e il prezzo che potrebbero dover pagare. Mostrano, che pur seguendo un percorso tortuoso si può trovare il proprio posto nel mondo, che magari non sarà perfetto, non sarà quello abbiamo sognato all’inizio, ma sarà nostro e scelto con consapevolezza.

La trama

Violet ha trentotto anni quando lascia la casa della madre nel 1932, a Southampton, per trasferirsi per conto suo a Winchester. Affitta una camera in una casa per signorine nubili e inizia una nuova vita.

Che cosa desidera Violet? Indipendenza, un pizzico di felicità e perché no, magari un giorno anche un nuovo amore. Perso anni prima nella Grande Guerra, potrà mai trovarne un altro?

Non è facile vivere da sola in una società che vede le donne atte a un unico scopo, sposarsi e mettere su famiglia, ma per molte, dopo la guerra, non è stato possibile. Sono le «donne in eccedenza», quelle che non hanno trovato un uomo tra i pochi rimasti. Sono un peso per le famiglie, un peso per la società, una minaccia per le donne sposate, possono giusto svolgere quei lavori noiosi che gli uomini non vogliono fare. E anche se la paga permette a mala pena la sussistenza, che cosa si aspettano, di potersi mantenere da sole?

Violet fugge da casa sua, da una madre che la soffoca e non la lascia respirare, preferisce le ristrettezze di una vita solitaria. Una vita più difficile, per certi versi, ma più sua.

In una nuova città, non è facile fare amicizie e ritagliarsi un posto, ma Violet si imbatte per caso nelle ricamatrici. Un gruppo di volontarie, capeggiato dalla signora Pesel, che si dedica a ricamare cuscini per la cattedrale. Per portare bellezza e comodità tra le pietre delle preghiere. Un progetto ambizioso, perché occorre tempo per ricamare un cuscino e quelli da fare sono davvero molti. Un progetto che può dare uno scopo e un rifugio, mentre ricama Violet riesce a tenere a bada i pensieri.

La nostra protagonista riesce a unirsi, c’è sempre bisogno d’aiuto, e con impegno persino lei impara a ricamare. Fa nuove amicizie e il suo cuore sembra trovare qualcuno affine.

Questa però non è una favola, non è tutto rosa e fiori, e non vivono tutti per sempre felici e contenti. Però, si può vivere, con momenti di gioia, momenti tristi, in compagnia o da soli. Sarà quel che sarà, Violet ha la forza di trovare il suo pezzetto di felicità e ritagliarselo, e ci insegna che non bisogna mai arrendersi e piangersi addosso.

Violet scoprì che ricamare non era poi così diverso da battere a macchina, però dava più soddisfazione. Una volta che ci avevi preso la mano, diventava persino rilassante e potevi dimenticare ogni altro pensiero, concentrandoti unicamente su ciò che avevi davanti. La vita allora si riduceva a una sfilza di punti blu che s’intrecciavano sul canovaccio, uno sprazzo di rosso che pian piano diventava un fiore. Invece di redigere documenti per persone che non avrebbe mai conosciuto, Violet vedeva nascere sotto le sue dita figure dai colori vivaci. Ben presto iniziò a ricamare anche in sogno, campiture di giallo trecciato, file ordinate di punti riso vermigli e gobeloin rosa.

 



Traduzione: Massimo Ortelio
Editore: Neri Pozza

Pagg. 283 

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