Arrival

Dal regista Denis Villeneuve, con Amy Adams e Jeremy Renner.

Questo era un film molto atteso, ne ho sentito parlare a lungo ed ero effettivamente curiosa. Le mie aspettative non sono state deluse.
Lo so che è uscito da un po’… ma io rimando sempre e ho quindi iniziato a scriverne solo adesso.

Giungono sulla Terra dodici navi aliene che si dispongono in altrettanti punti del pianeta. L’unica azione che compiono è quella di aprire un portellone delle loro astronavi ogni 18 ore.
Gli esseri umani sono in fermento e dopo essere entrati in contatto con gli abitanti delle navi spaziali cercano di trovare un modo di comunicare con gli alieni, prima di passare a qualsiasi tipo di attacco. Perché la paura per qualcosa di così diverso e sconosciuto fa stare subito sulla difensiva e le varie nazioni sono pronte a reagire al minimo segno di pericolo.
Negli Stati Uniti viene scelta come partecipante della squadra di analisi degli alieni la linguista Louise Banks, esperta mondiale del settore.
Ben presto Louise capisce che parlare non è un efficace mezzo di comunicazione e comprende che è la scrittura la chiave per aprire un dialogo.  Analogamente, in altre parti del globo, gli studiosi sembrano arrivare alla stessa conclusione.
Inizia la lotta contro il tempo, poiché i capi di stato sono sempre più ansiosi di ottenere risposte da questi visitatori, soprattutto a una specifica domanda: quali sono le loro intenzioni sul nostro pianeta?

Attenzione! Spoiler!
Io vi ho avvisati. Se non avete ancora visto il film fatelo il prima possibile!

Fin qua è tutto chiaro, gli alieni arrivano e tutti sono sorpresi, in sottofondo passano notizie allarmanti su come sta reagendo la gente comune. Il panico si fa sempre più forte perché nessuno sa cosa vogliano e anche se non sembrano avere intenzioni ostili, non si può dare niente per scontato.

Lo scontro armato tra alieni e terrestri non è il fulcro di questo film, ma lo è il linguaggio. È in questo la svolta di quest’opera, capire che potrebbero esserci altri sviluppi da un incontro con gli alieni oltre che passare immediatamente alle maniere forti.
Come ho già accennato, la comunicazione è fondamentale e in caso di un vero contatto alieno sarebbe il primo passo da fare. Certo non sarebbe semplice, ma mi sembra che siano riusciti a trovare un buon modo di rappresentare questa interazione (NB: questo film è basato sul racconto Storia della tua vita di Ted Chiang).
Grazie alla scrittura gli umani, tra cui appunto Louise Banks, iniziano ad  vere un dialogo con queste strane creature, appunto perché vogliono comprendere quale sia il loro scopo sul nostro pianeta. Un’informazione fondamentale in grado di cambiare le sorti dell’umanità.
Per farla breve, come saprà chi ha visto il film, sono venuti in pace e anzi, con un dono. La loro lingua.
Un dono molto importante se prendiamo in considerazione l’ipotesi di Sapir-Whorf (o ipotesi della relatività linguistica) secondo la quale lo sviluppo cognitivo di ognuno di noi è influenzato dalla lingua che parliamo che è addirittura in grado, secondo i più estremi, di condizionare il modo di pensare. Devo dire che quest’idea mi affascina moltissimo.

Voglio riportare qui una citazione di Károly Kerényi, filologo e storico delle religioni, che ho trovato su Wikipedia:

«L'interdipendenza fra pensiero e linguaggio rende chiaro che le lingue non sono tanto un mezzo per esprimere una verità che è stata già stabilita, quanto un mezzo per scoprire una verità che era in precedenza sconosciuta. La loro diversità non è una diversità di suono e di segni, ma di modi di guardare il mondo

Quindi la lingua non è più un “semplice” mezzo di comunicazione, ma è elevata a qualcosa di più profondo. Non è solo un modo di esprimere il proprio pensiero ma forma i pensieri stessi e li influenza. Nel film arriva addirittura a cambiare il modo in cui si percepisce il tempo stesso. Perché la lingua ciclica aliena, le cui frasi vengono scritte tutte in una volta come se si conoscesse subito l’intero pensiero, riporta al rapporto ciclico che hanno gli alieni con il tempo. Cioè, esso esiste contemporaneamente per loro. Presente, passato e futuro sono un tutt’uno, un cerchio connesso in tutti i suoi punti e che permette perciò di guardare a ciò cui molti aspirano: il domani.
Proprio perché sanno sono arrivati sul nostro pianeta. Sanno che un giorno lontano avranno bisogno dell’umanità e perciò sono venuti a portarci un dono, pronti a sacrificarsi e a rimanere pacifici, nonostante il comportamento degli umani. Certo, mi viene da chiedermi: sono buoni o sanno che non possono farci del male poiché avranno bisogno di noi? Quale che sia la risposta portano sicuramente un grande aiuto all’umanità.
Come modificherà la mente umana questa nuova lingua? Lo stesso incontro con una civiltà aliena, che conseguenze avrà? Quante domande senza risposta… sigh…

Insomma, è un argomento che mi affascina molto e che sarebbe sicuramente interessante approfondire.


Che ne pensate? Chi l’ha visto lo ha compreso e interpretato allo stesso modo?

Commenti

Post popolari in questo blog

Holy Sonnet 10 – John Donne

La morte non è cosa per ragazzine di Alan Bradley – Piccole detectives crescono

L’ambiguo malanno – Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana – Eva Cantarella