Eureka Street – Robert McLiam Wilson

Traduzione di Lucia Olivieri
Fazi Editore
378 pagine

Irlanda del Nord, Belfast, 1994. Una città in lotta, repubblicani contro lealisti, cattolici contro protestanti. Gli accordi del 1998 sono ancora lontani e gli scontri mietono sempre vittime, anche tra chi non vorrebbe farne parte. Perché non esiste solo l’odio.
Chuckie e Jake sono uno protestante e l’altro cattolico, ma questo non ha impedito ai due trentenni di essere sinceramente amici. Il primo, grazie a fantasia e faccia tosta, riuscirà a fare la sua fortuna; mentre il secondo è alla ricerca dell’amore, che sembra trovare in ogni sorriso grazioso. Insieme a loro tutta una serie di personaggi si susseguono, si mescolano, cercano il loro percorso, arrivano a una svolta nella vita. Nonostante il terrore che permea la città e gli atti di crudeltà, l’ottimismo e il buon umore riescono a farsi varco grazie ai personaggi, tenacemente convinti a vivere.

Ciò che ho apprezzato di questo libro è quanto la città riesca a risultare viva, a pulsare dalle pagine, con questo miscuglio di vite e con la piega surreale che prende. Nonostante gli scontri tra protestanti e cattolici, gli atti terroristici, la povertà, Belfast brulica dei piccoli universi che sono le vite dei suoi abitanti.
Non è un’impresa facile trasmettere tutto ciò in un romanzo. Con la sua scrittura, cambiando punto di vista del narratore, con aneddoti divertenti e stravaganti, con sentimenti forti e a volte inaspettati, la storia fuoriesce dalle pagine dandoci molto di più di una semplice cronaca di eventi o storie personali.
Semplicemente, Robert McLiam Wilson non permette alla realtà di avere la meglio.

«Ma soprattutto la città è crocevia di storie. Gli uomini e le donne che vi abitano sono racconti affascinanti, infinitamente complessi. Anche la persona più noiosa e ordinaria è un racconto che non teme il confronto con la trama più bella e più ricca di Tolstoj. È impossibile rendere la grandezza e l’incanto di un’ora nella giornata di un qualunque abitante di Belfast. Nelle città le storie si incrociano e si intersecano, i racconti si incontrano, si scontrano, si fondono e si trasfondano in una Babele di narrazioni.
E alla fine, dopo generazioni e generazioni, e centinaia di migliaia di persone, la città stessa comincia ad assorbire quei racconti come una spugna, come carta assorbente. Il passato e il presente vi sono iscritti, a inconsapevole e integrale testimonianza.
[…]

A Belfast, come in ogni altra città, c’è solo un tempo, il presente, e ogni strada si chiama Poetry Street.» (pag. 208)

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