Sleep No More – Six Murdeuros Tales – P. D. James

With a foreword by Peter Kemp
Faber & Faber
172 pagine

Non so perché ma il periodo festivo mi ha fatto venire voglia di gialli, e questa volta la qualità è decisamente superiore.
Ho già incontrato P. D. James, giallista britannica di indubbia fama, anche se ci sono arrivata per via traverse. Infatti, è stata Jane Austen a portarmici nella mia perpetua ricerca di romanzi a lei inspirati. Morte a Pemberley fu una meravigliosa scoperta, che non posso che consigliare.
Torniamo all’argomento di questo post, Sleep No More, stampato per la prima volta nel 1973 se non errro. È una raccolta diversa da quelle a cui sono abituata, più che di veri e propri gialli – o almeno come li immagino io – si tratta di cronache di omicidi. I narratori sono gli assassini stessi oppure dei testimoni reticenti.
L’omicidio non è una possibilità, ma un fatto già avvenuto, il colpevole esiste, ma è nascosto alla giustizia. Si tratta quasi di un’analisi del delitto, dei pensieri che hanno condotto ad esso, delle varie forme che esistono, di come si nasconda nelle vite più insospettabili. Un omicidio della porta accanto.

Ecco i sei racconti presenti nella raccolta:

·       The yo-yo
Le persone non sono mai semplici come appaiono.
·       The victim
Quando l’omicidio diventa l’unico scopo.
·       The murder of Santa Claus
Io mi sono chiesta, perché?
·       The girl who loved graveyards
Questi racconti hanno tutti un colpo di scena.
·       A very desirable residence
Non dico niente.
·       Mr Millcroft’s Birthday
Come riuscire sempre ad avere il proprio tornaconto.

Queste sei brevi storie ci conducono al loro epilogo riuscendo, in così poche pagine, a farci vivere un delitto non solo attraverso i fatti, ma anche le emozioni e le decisioni che hanno condotto a un tale esito. Un’analisi della mente umana al momento del crimine più efferato: l’omicidio, sia essa quella dell’assassino o di un testimone pronto a mentire per provare potere.

Ho trovato interessante questo punto di vista, che mette in luce quanto poco si conosce chi ci sta intorno ma anche, e forse è quello che più spaventa, sé stessi.

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