Fahrenheit 451 – Ray Bradbury

Introduzione di Neil Gaiman
Traduzione di Giuseppe Lippi
Mondadori
163 pagine

Negli anni ’50 Ray Bradbury immagina un futuro, neanche così lontano, nel quale i libri sono banditi. Non si possono leggere né possedere e le pene per chi infrange questa legge sono molto severe.
I pompieri, un tempo simbolo di coraggio e salvezza, sono ora un corpo di “protettori della felicità” - «[…] i difensori della nostra comprensibile e legittima paura di sembrare inferiori […]» pag.59 -, incaricati di bruciare ogni libro, ogni pagina, con tutta la casa del criminale. Un fuoco distruttore che divampa nelle notti e serve da esempio.
Guy Montag è un pompiere e brucia i libri. E ruba i libri. Di nascosto, le sue mani sembrano agire da sole quando ne cela uno sotto il braccio, che va poi a finire nella sua piccola collezione a casa. Che cosa spinge Montag a comportarsi così? A rischiare tanto? Forse qualcosa in lui sta cambiando. È stanco di essere “felice”, è stanco di non parlare, è stanco di non pensare. Sfrecciare a velocità pazze con l’auto, andare nei parchi di svago, passare le ore a parlare di niente con pareti tv, non riesce più a placare il disagio che prova.
Tutto questo lo porta a un bivio, un cambiamento nella sua vita, in pochi giorni accadono cose che riempirebbero anni. Il futuro c’è, è lì, illuminato: non da un incendio devastante ma da una fiamma di speranza, che illumina la via e preserva la memoria dell’uomo.

«[…] E ho pensato ai libri. Per la prima volta mi sono reso conto che dietro ogni libro c’è un essere umano. Un essere che ha dovuto pensarlo e usare il suo tempo per metterlo sulla carta. Non ci avevo mai riflettuto prima.» pag.52

La perdita dei libri è terribile. Non in quanto semplice mancanza dell’oggetto, ma per tutto quello che rappresenta e ha portato via con sé. Il desiderio di preservare, informarsi, confrontarsi, istruire, comunicare, creare… tutte cose che sembrano scomparse da un mondo concentrato sulla superficialità e un’illusione di felicità. Perché, per quanto ci si possa provare, la mente umana non è fatta per essere costretta, repressa, privata della libertà e della fantasia. Qualcosa finirebbe per rompersi, come dimostrano i suicidi così presenti in questa distopia.
La cosa peggiore, forse, è che Ray Bradbury non immagina la nostra specie assoggettata a una razza aliena o colpita da un virus ma giunta a uno svilimento mentale e a un lavaggio del cervello autoprocurati. Come Faber spiega a Montag quando questi gli chiede se i libri possano fare effettivamente qualcosa per cambiare le cose, il primo spiega che i tomi non hanno niente di magico, sono solo un mezzo, uno strumento. Sono tre le cose importanti e di cui l’umanità ha bisogno:

«[…] La prima, come ho detto, è la qualità dell’informazione. La seconda è il tempo per assorbirla. La terza è il diritto di compiere azioni basate su quello che impariamo dall’interazione fra le prime due. […]» pag.84

L’importanza dei libri risiede in quello che esprimono. Conoscenza, sforzo, testimonianza. Sono le idee che vogliamo trasmettere alle future generazioni, le scoperte fatte fino a questo momento e dalle quali proseguire, i dubbi che tormentano l’anima, le emozioni che la smuovono, la storia di tutta l’umanità.

Ci sono diverse citazioni in questo libro, in particolare trovo sempre interessante scoprire una poesia come mi era già successo con Cronache marziane. Concludo quindi riportando di seguito la parte della poesia letta da Montag, si tratta di La spiaggia di Dover di Matthew Arnold.

Il Mare della Fede
Conobbe anch’esso, un tempo, l’alta marea;
e tutt’intorno le rive della Terra racchiudeva,
come le pieghe di una cintura splendente.
Ma ormai altro non sento
che la sua nostalgia, un lungo ruggito
che si ritira nell’alito del vento notturno,
giù per i vasti, spaventevoli bordi
e i nudi sassi del mondo.

Ahi, amore, restiamoci fedeli!
Perché il mondo, che appare
davanti a noi come una terra di sogni,
così vario, magnifico e nuovo,
in realtà non ha gioia, amore o luce,
né certezza, né pace, né rimedi per il dolore;
e siamo in questa valle che s’oscura,
tormentati da timori e confusione, dissidi e fughe,
dove gli eserciti dell’ignoranza si scontrano di notte.

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