Sender Prager – I. J. Singer
Traduzione
di Elisabetta Zevi
Adelphi
69
pagine
È un
giorno di festa a Varsavia per Sander Prager, padrone del ristorante Praga,
finalmente si sposa. Dopo tanto rimandare ha chiesto aiuto al suo rabbino per
trovare una brava ragazza e in quattro e quattr’otto il matrimonio è stato
organizzato.
La
cucina del suo ristorante è in fermento e un vociare di donne riempie l’aria,
ma non sono preghiere augurali quelle che salgono al cielo, quanto richieste di
punizione.
Infatti,
il padrone del Praga, non ha di certo aspettato di sposarsi per intrattenersi
col gentil sesso ed è sempre riuscito nelle sue numerose conquiste. Non c’è una
cuoca, una cameriera che non sia passata nel suo studiolo col divano, e le
vicine poi!
Ogni
donna non maritata sperava di esser trasformata in padrona e di esser messa
dietro la cassa, ognuna pensava che sarebbe stata la prescelta.
Chissà
cosa riserva il futuro a Sender Prager, marito per paura della solitudine più
che per amore e conquistatore seriale senza vergogna.
Questo
racconto di I. J. Singer si legge in un lampo, per la sua brevità e per il
desiderio di scoprire che fine aspetta questo peccatore in cerca di una qualche
redenzione, che tuttavia, sembra voler mettere sulle spalle della moglie, più
che sulle sue.
L’autore
è, in effetti, crudele, come segnala la quarta di copertina, ma come in molti
altri casi vale il detto: chi è causa del
suo mal pianga se stesso. Non posso provare tutta questa pena per quest’uomo,
anche se non gli avrei comunque augurato niente di simile alla sua sorte.
Da ogni
storia possiamo apprendere qualcosa, per quanto breve, perciò vi chiedo, cosa
avete imparato da quella di Sender Prager? La pensate come me?
Non dobbiamo ritenerci superiori agli altri e
giudicarli, soprattutto quando il nostro comportamento non è dei più
edificanti. E non possiamo condannare la mancanza di virtù negli altri, quando
sono le stesse che sono carenti in noi.
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