La morte di Ivan Il’ič – Lev Tolstoj



Non ho grande familiarità con la letteratura russa, ho perciò affrontato questa lettura senza basi critiche e aspettative.
È un racconto di facile lettura che prosegue, pagina dopo pagina, in un crescendo di emozioni e travagli che culmina con la morte di Ivan Il’ič.

Trama


Ivan Il’ič è un borghese di buona famiglia, con un lavoro stabile, una moglie e due figli. Lo scopo della sua vita è la scalata sociale che cerca di far progredire con una continua ricerca di decoro e di omologazione. 
Tutto sembra procedere per il meglio, una bella casa, una carriera ben avviata e premiata da promozioni, vita sociale ma, un giorno, accade un incidente. Un colpo al fianco, poca cosa, un livido che è destinato a scomparire in pochi giorni.
Passano i giorni, le settimane, e il dolore non diminuisce, aumenta. I medici si susseguono, da quello di famiglia ai più celebri, ma non c’è cura. Ivan Il’ič si trova quindi ad affrontare una nuova realtà, costretto a confrontarsi con parenti e amici, inizia a osservare loro e la sua vita. 
Il suo viaggio interiore alla scoperta della verità è pieno di dolore e battaglie, e quale sia il risultato di quest’ultime non può esserci che un epilogo.

Sbagliato. Tutto quello di cui hai vissuto, è una menzogna, un inganno che ti ha nascosto la vita e la morte.

Non dobbiamo fare molte speculazioni per indovinare il finale, Ivan Il’ič muore. Il sapere che la sua vita si concluderà con il libro ci libera durante la sua lettura dall’apprensione per la sua fine, dandoci la possibilità di osservarlo
Scopriamo così le sue ambizioni, la sua visione del mondo, i rapporti che ha con il prossimo e con la figura forse più importante, la morte. Per riuscire ad apprezzare meglio questa relazione, che ognuno di noi dovrà prima o poi affrontare, vi consiglio di leggere la breve introduzione di Paolo Nori presente nell’edizione che possiedo. In essa c’è una premessa importante, in questo racconto Tolstoj parla della morte spogliandola di tutti i preconcetti e idee che abbiamo di lei e vediamo Ivan Il’ič affrontala con un certo straniamento. Come se la vedesse per la prima volta, come se non sapesse cos’è, come se non si fosse mai aspettato di incontrarla anche lui un giorno.

In fondo all’anima Ivan Il’ič sapeva che stava morendo, ma non solo non era abituato a una cosa del genere, proprio non la capiva, non riusciva in nessun modo a capirla.

È in questa condizione, di uomo prossimo alla morte, che la vede per davvero, che Ivan Il’ič inizia a rivalutare la sua vita, ciò che è importante. In tutto questo è solo, perché nessuno lo comprende o desidera farlo, e ciò lo porta ancora più ad isolarsi dalla sua famiglia e a non sopportare più quei rapporti che tanto ha cercato di coltivare - secondo l’uso comune che lui tanto ammira - ma che alla fine si sono rivelati superficiali e falsi. Solo una persona riesce a dargli sollievo, il servo fedele, che nel legame con questo padrone malato non si atteggia in nessun artificio, dove pietà e semplice accettazione della morte come parte della vita si alternano.

Sta quindi tutto a Ivan Il’ič cercare di trarre un senso da qualcosa che non ne ha - morire per un colpetto al fianco - e prendere finalmente coscienza di se stesso.

Gli era venuto in mente che quello che prima gli sembrava impossibile, l’idea di non aver vissuto la propria vita come avrebbe dovuto, poteva essere la verità. […] E d’un tratto aveva sentito tutta la debolezza di quello che difendeva. Non c’era niente da difendere.

Questo racconto mi è piaciuto e credo di averlo apprezzato anche per la sua brevità. Dopo averne sentito parlare così bene ero ben curiosa e non posso certo dire di essere delusa ma non credo di esserne stata conquistata.

Con questo, intendo dire che ne riconosco la validità e ne ho gustato ogni passaggio, ma non mi è entrato nell’anima.

D’altra parte è inevitabile, al cuor letterario non si comanda, a volte un’opera ci piace, la apprezziamo, ma non riesce ad affondare radici profonde.

Voi avete un’opera che vi è piaciuta, ma non siete riusciti ad amare fino in fondo?





Traduzione: a cura di Paolo Nori
Editore: Feltrinelli
Pagg. 94

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