Il velo strappato e altre storie
Traduzione
di Francesca Avanzini, Simonetta Mustari, Bibi Tomasi e Laura Rossi
La
Tartaruga edizioni
294
pagine
Poco
alla volta procedo, leggendo i titoli della mia libreria che ho acquistato
tempo fa e solo ora mi accingo a sfiorare. Non sono brava? Niente acquisti,
solo lettura!
Questo
libro in particolare risale al passato Black Friday, perciò in realtà è abbastanza
recente…
Non
divaghiamo troppo e passiamo al libro in questione. Si tratta di una raccolta
di quattro racconti di altrettante famose autrici, accumunati da un’aura di
mistero.
L’ho
comprato un po’ di impulso e pensavo di trovare qualcosa di più pauroso, anche
se in effetti si parla di misteri e non di horror, ma la copertina mi trasmetteva
un che di spettrale. In ogni caso, è stata davvero una bella lettura, con
racconti piacevoli e diversi fra loro.
Il
velo strappato di George Eliot (che è lo pseudonimo di
Mary Ann Evans) è il primo racconto. Il protagonista ha la capacità di vedere
al di là del velo che copre la mente altrui e il tempo. I pensieri di chi gli
sta attorno lo raggiungono e il futuro a volte gli compare in scene che lo
spossano.
Una
benedizione? Davvero? O è meglio rimanere ignoranti, non sapere cosa pensano
gli altri di noi. Sapere ci isola, ci porta a giudicare gli altri per un
pensiero e a dar loro tutta la colpa, invece di concentrarci anche sulle
nostre.
Dietro
la maschera di Louisa May Alcott. È il racconto più
lungo (prende la maggior parte del libro) e anche il più bello. È valso la pena
acquistare il libro solo per questo.
In
una famigliola unita e spensierata va a prestare servizio un’istitutrice
scaltra e senza scrupoli. Jean Muir ha un piano e le capacità per portarlo a
termine, ci riuscirà o verrà scoperta prima della fine?
Ben
scritto e coinvolgente, questo racconto intrattiene che è una meraviglia e
riesce a mantenere il mistero su questa donna e le sue macchinazioni. Jean Muir
ha uno scopo ed è pronta a giocare tutte le sue carte, usando e ferendo chi gli
occorre sulla sua strada. Nonostante questo non risulta antipatica, forse
perché gli altri sembrano un po’ troppo facili da manipolare e feriti più che
altro nell’orgoglio.
La
carte gialla di Charlotte Perkins Gilman è
disturbante proprio per la cruda realtà dell’epoca che rappresenta. Una donna,
che evidentemente non sta bene, che il marito tratta con superiorità come se
lei non potesse prendere le sue decisioni. Badate bene, non perché malata, ma
in quanto donna. La poveretta, senza la libertà di scegliere e senza un
adeguato aiuto, finisce per intraprendere una discesa nella follia che possiamo
osservare dai suoi stessi occhi.
La
pienezza della vita di Edith Wharton tira un po’ su il
morale dopo l’ultimo racconto. È breve anche questo e parla della vita di
coppia, di quello che pensiamo di volere e di quello che in realtà veramente
amiamo.
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