La valle della paura – Arthur Conan Doyle
Traduzione
di Michela Belvisi
Dalai
editore
236
pagine
Sherlock
Holmes è un personaggio che ho seguito di più sullo schermo che sulla carta, ma
a volte mi viene voglia di riprovarci.
In
questo libro il famoso detective è alle prese con un mistero alquanto
ingegnoso. Riceve un messaggio in codice da un uomo che fa parte della lunga
catena che conduce al professor Moriarty e che annuncia un delitto.
Troppo
tardi giunge la notizia, il malcapitato a quanto pare è già morto e Holmes
& Watson si trovano a indagare fuori città.
Non
vi dirò altro a riguardo per lasciarvi più suspense possibile visto che la mia
è stata rovinata dalla sinossi presente nell’introduzione. Avrei potuto
saltarla ma non credevo sarebbe stata così esaustiva e ho sempre pensato che
ciò che è presente in un’introduzione non rovini mai la lettura che precede.
Per
il resto quest’edizione non mi ha entusiasmata particolarmente, mi è sembrata ordinaria
ma a tratti non molto curata. Piccole sviste come la mancata chiusura di un
discorso diretto.
Per
quanto riguarda il libro di per se, lungi da me parlarne male, ma vi ho trovato
meno Sherlock Holmes di quanto sperassi. Solo nella prima metà e nelle due
pagine di epilogo è presente l’investigatore. La seconda parte è dedicata a un
racconto che serve a spiegare i motivi che portano all’omicidio.
Non
fraintendetemi, il libro mi è anche piaciuto, ma mi aspettavo qualche deduzione
in più, una cellulina grigia qua e là che si dà da fare. No? Meglio che torni
da Poirot per quelle allora.
Tempo
fa lessi una raccolta di racconti su Sherlock Holmes e mi piacque di più.
Magari tornerò su quelli per la prossima lettura ma non so bene da che parte
cominciare perché non sono molto famigliare con la bibliografia di Doyle.
Avete
consigli da darmi?
Da
che parte state? Holmes o Poirot?
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