Lois la strega – Elizabeth Gaskell
Traduzione
di Ilaria Mascia
Elliot
122
pagine
Questo
libro fa parte della piccola pila comprata durante il Black Friday e l’ho
scelto d’impulso poiché avevo riconosciuto la scrittrice. Elizabeth Gaskell è
l’autrice di Cranford – Il paese delle
nobili signore, un delizioso e solare romanzo che ricordo con piacere. Non
mi aspettavo proprio lo stesso stile e leggerezza, dato il titolo di questo
volume e la trama che avevo leggiucchiato, ma sono comunque stata sorpresa.
Ci
troviamo sul finire del ‘600 e la giovane Lois Barclay rimane orfana. Senza
neanche un parente vivo in Inghilterra segue le ultime volontà della madre e
raggiunge il di lei fratello nelle Americhe, che non ha però contatti con la
famiglia inglese ormai da anni.
Lois
si ritrova nel Nuovo Mondo, per la precisione a Salem, non conosce nessuno né
il luogo, persino la confessione religiosa non è la stessa. Infatti, dovrà
vedersela con i puritani (mentre suppongo lei sia anglicana).
L’accoglienza
non è delle più calorose, solo lo zio, ormai a un passo dalla morte, sembra
mostrare delle simpatie per lei. Non di meno la prendono in casa con loro,
dandole vitto e alloggio, e lei inizia ad aiutare e a contribuire in casa con
le classiche faccende femminili dell’epoca.
Chissà,
fosse stato un altro luogo, un altro periodo, si sarebbe potuta anche adattare,
ma la combinazione fra puritani, Salem, fine ‘600, porta a un risultato che non
può certo sorprendere.
«Dato che la codardia rende crudeli, uomini che prima erano
irreprensibili nella loro condotta, o persino lodevoli, divennero, per colpa
della superstizione, crudeli persecutori senza pietà di tutti colo§ro che
credevano essere in combutta col Maligno.»
È
un romanzo breve e di certo non approfondisce molto l’argomento stregoneria ma
Elizabeth Gaskell è riuscita ha creare un clima opprimente e claustrofobico.
Ogni atto fuori dall’ordinario, ogni fantasia, ogni gioco addirittura, potevano
avere conseguenze devastanti. Accusare era facile, difendersi praticamente
impossibile.
Lois
si ritrova in un paese che non conosce, insieme a degli estranei. Vuole
integrarsi senza perdere i suoi valori e ciò in cui crede, ma il suo buon cuore
e la sua ingenuità non possono proteggerla da niente.
Così,
in questo clima di sospetti e paure, in poche pagine l’isteria fa da padrona, e
panico e follia la accompagnano. Un gruppo di persone, che si credono timorate
di Dio, non hanno remore ha condannare anche chi conoscono da tempo.
Bisogna
tener presente, come l’autrice stessa fa notare, che gli abitanti di Salem,
compresa la stessa Lois, credevano davvero nel demonio e nelle streghe. Non vi
era dubbio sul fatto che certe cose potessero accadere, poteva esserci solo su
chi fosse il colpevole. Credo anche che tutti avessero paura di essere additati,
e se è colpa tua, sono salvo io.
Inoltre,
si trovavano in una terra ancora ricca di pericoli, dove bisognava prestare
attenzione, anche se ci si allontanava solo di un poco dal proprio villaggio.
Qui non ci sono sorelle Bennett che passeggiano tranquillamente fino a Meryton.
Il
luogo, pericoloso e in parte ancora ignoto, l’ignoranza, il potere che aveva
chi giudicava di condannare a morte, furono una combinazione terribile.
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