The Sundial – Shirley Jackson



Da dove posso cominciare a parlarvi di questo libro di Shirley Jackson? Confesso che sono un po’ disorientata.

The Sundial è stata una lettura particolare, forse il libro della Jackson più strano che io abbia letto. Ho riconosciuto l’autrice fra le sue pagine, con il suo umorismo nero, la vecchia casa, l’autoreclusione di una famiglia, la follia che dilaga senza essere eclatante e, soprattutto, quell’incertezza che rimane a fine lettura. C’è stato qualcosa di soprannaturale oppure è tutto frutto della mente dei personaggi?

La trama


Per fare un po’ di chiarezza è bene che vi parli della storia.
La famiglia Halloran, ricca e conosciuta in paese, risiede in una grande villa circondata da un ampio parco ricco di tutti quei dettagli che ci si aspetterebbe di trovare in una proprietà del genere. Un laghetto, delle statue, siepi a volontà, per non parlare delle fontane e del labirinto. Al centro del prato, ben in vista dalla casa, vi è una meridiana con una particolare incisione che colpisce chiunque la veda: Cos’è questo mondo?
Una domanda azzeccata, oserei dire.
La famiglia è riunita dopo il funerale del giovane Mr. Halloran e la nuova proprietaria della casa non è la vedova, bensì la madre del deceduto. L’incontestabile Mrs. Halloran. 
Come si è giunti a ciò? Com’è morto il giovane Halloran? Questo non è chiaro e non ci è dato sapere se le non troppo velate accuse siano vere o meno (per quanto possiamo credere che lo siano).
Il gruppo che abita nella villa è abbastanza ampio. Vi sono la nuova padrona di casa, Mrs. Halloran, e il marito invalido; la vedova, Maryjane, con una figlia ancora bambina, Fancy (ma non per questo meno maligna); la sorella del vecchio Mr. Halloran, Zia Fanny; e vi sono poi Essex, tenuto in casa con una scusa per essere di “compagnia” a Mrs. Halloran, e Miss Ogilvie, istitutrice/governante di Fancy.
Durante i mesi che seguono il funerale, altri personaggi si uniscono, formando una combriccola ancor più numerosa.
Quindi, abbiamo tutta questa gente, in una grande villa circondata da un ancor più grande parco, dopo un funerale.
Torniamo alla domanda incisa sulla meridiana: Cos’è questo mondo? - What is this world? (perdonatemi la traduzione della scritta, se dovessero esserci errori).
Mrs. Halloran vuole sbarazzarsi di tutti e regnare indisturbata, incurante di allontanare dalla casa chicchessia, ma, a rovinare i suoi piani, arriva Zia Fanny.
La zia, infatti, è preda di una visiona proprio in quel giardino a lei così caro, dove nella nebbia, tra una siepe e qualche statua, arriva a incontrare il padre defunto. Egli annuncia a Zia Fanny che la fine del mondo è vicina, tutto è perduto. Solo chi sarà all’interno della casa il giorno della fine sarà salvato con essa e popolerà un nuovo mondo.
Dopo un tale annuncio, Mrs Halloran non può di certo scacciare più nessuno e inizia un susseguirsi di settimane e mesi volto a correre ai ripari e a prepararsi all’evento.

After the funeral they came back to the house, now indisputably Mrs. Halloran’s. They stood uneasily, without any certainty, in the large lovely entrance hall, and watched Mrs. Halloran go into the right wing of the house to let Mr. Halloran know that Lionel’s last rites had gone off without melodrama. Young Mrs. Halloran, looking after her mother-in-law, said without hope, “Maybe she will drop dead on the doorstep. Fancy, dear, would you like to see Granny drop dead on the doorstep?”
“Yes, mother.”

Un incipit per domarli tutti


Gli incipit di Shirley Jackson sono tra i migliori che io abbia mai letto. Riesce, in poche righe, a catturare l’attenzione del lettore, catapultandolo nell’atmosfera che desidera. Possiamo prendere ad esempio quello di questo libro, che vi ho appena proposto.
Dopo un funerale, in quello che dovrebbe essere un momento di lutto e riunione, nel quale i membri della famiglia si fanno forza l’uno con l’atro e si riscoprono affetti trascurati, ecco che è subito sottolineata la spaccatura che esiste al suo interno. Una donna appena rimasta vedova che, invece di dolersi, con aria sconsolata si chiede perché la suocera non cada a terra morta. E lo chiede anche alla figlia, come se le stesse offrendo una caramella. Con un tono che non può strapparci un sorrisetto, ricordandoci lo humor nero della Jackson.

Cosa ne penso


Ora, dalla trama avrete capito perché prima ho parlato di stranezza e follia. Quest’allucinazione collettiva finisce per colpire tutti, logorando la volontà e i nervi. Nessuno, per quanto ci provi, può sfuggire, né da questa follia comune né, soprattutto, da Mrs. Halloran. 
Come un’imperatrice senza limiti di potere, ordina e manipola tutti, che devono sempre assecondare i suoi voleri. Anche Zia Fanny - portatrice della novella della distruzione di tutto ciò che conosciamo e della nascita di un mondo nuovo che dovranno abitare come pochi prescelti - le tiene testa a fatica.
A Mrs. Halloran interessano solo due cose, proteggere ciò che è suo e che tutti seguano la sua volontà. Che sia in questo mondo o nell’altro non ha una vera importanza. Ed è, infatti, lei a dare validità alle visioni di Zia Fanny.
Mi chiedo, infatti, se il resto del gruppo avrebbe seguito i vaneggiamenti di Zia Fanny se Mrs. Halloran si fosse opposta, invece di seguire la corrente.

Now, she thought; I may go mad, but at least I look like a lady.

Bisogna ammettere, che non è che gli altri personaggi siano particolarmente degni di lode e più o meno tutti si detestano cordialmente l’uno con l’altro. Sono, in fondo, tutti concentrati su loro stessi, sul proprio piccolo mondo. Dal gigolò approfittatore, alla ragazzina sull’orlo della psicopatia (se non lo è già).
In questo strano ambiente iniziano quindi i preparativi, nascono discussioni e simpatie, si cerca di capire come sarà questa nuova realtà e quando arriverà. Ognuno finisce per cadere in questa trappola mentale in qualche modo, fino al punto che, anche noi, iniziamo a dubitare. Sta arrivando davvero la fine? 

Shirley Jackson è una vera maestra. Riesce a unire il male comune, presente in ogni dove, con una vena di lucida pazzia, in una combinazione irreale.
Lei non è semplicemente una scrittrice di horror, ma molto di più, weird tra le altre cose. È più sottile dello spavento creato da un mostro nell’armadio e possiamo valutare la sua bravura dal disagio che riesce a crearci. Perché i suoi personaggi sono tanto mentalmente insani quanto reali. 
Allo stesso tempo ci fa ridere, per la situazione surreale, le frecciatine che si fanno i personaggi, le battutine, l’assurdità dell’insieme. Ma anche questo umorismo è sempre immerso in un ambiente, per quanto sottilmente, inquietante, con il fato oscure che attende i personaggi e le loro azioni non proprio edificanti.

[…] abstract belief is largely impossible; it is the concrete, the actuality of the cup, the candle, the sacrificial stone, which hardens belief; the statue is nothing until it cries, the philosophy is nothing until the philosopher is martyred.

Conclusioni


Questa lettura mi è piaciuta molto e devo dire che sono riuscita a immergermi abbastanza bene tra le pagine, anche se non sempre quanto avrei voluto. Questo però non è colpa dell’autrice ma del fatto che l’ho letto in lingua originale. Purtroppo, non mi sento ancora così tanto a mio agio nella lingua, né la conosco abbastanza, da riuscire ad abbandonarmi completamente. Non so se sia lo stesso per gli altri lettori che si cimentano in libri diversi dalla loro lingua madre, mi sembra che per quanto possa comprendere una parola, una frase, per quanto la rilegga, mi manchi sempre qualcosa per fare mio il testo.
Comunque, la Jackson è stata meravigliosa, al di là delle mie difficoltà personali, e ho potuto godermi e apprezzare il libro. Anno dopo anno e lettura dopo lettura, spero di vincere la mia pigrizia e le mie difficoltà e di intraprendere un lungo e fortunato rapporto con la lingua inglese.

Per chi non dovesse aver mai letto niente di quest’autrice, consiglierei di approcciarsi a lei cominciando da un altro dei suoi lavori. Per esempio L’incubo di Hill House o Abbiamo sempre vissuto nel castello.
Dico questo perché in questo volume, ancora più che in altri, il confine tra mente e realtà è ancora più labile, così tanto che si arriva a pensare: sono tutti matti e basta. Tuttavia, con la Jackson non è mai così semplice. Noi non sappiamo. Noi crediamo o non crediamo. Abbiamo fede o siamo diffidenti. Ma dobbiamo scegliere noi, perché, come sempre, Shirley Jackson è lì che cammina nel mezzo, ondeggiando, ma senza cadere né da una parte né dall’altra. 
Alla fine però, quale che sia la parte che decidiamo di scegliere, cambierà tutto.




Editore: Penguin Books
Pagg. 222

Commenti

Post popolari in questo blog

Holy Sonnet 10 – John Donne

La morte non è cosa per ragazzine di Alan Bradley – Piccole detectives crescono

L’ambiguo malanno – Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana – Eva Cantarella